La forestale indaga sui roghi: agenti a caccia del piromane
Il doppio incendio. L’allarme scattato venerdì in Costa Violina e qualche ora dopo in Vallarsa, tra Albaredo e Foppiano fa ipotizzare il dolo. Sartori (Servizio foreste): «Ricerche non facili, il fuoco distrugge anche le prove degli inneschi»
ROVERETO. Gli uomini della forestale stanno indagando sull’origine del doppio incendio boschivo che venerdì ha bruciato un centinaio di metri quadri di sottobosco in Costa Violina e circa un ettaro in Vallarsa, tra Albaredo e Foppiano. Partendo dall’assunto che il bosco non prende fuoco da solo, è evidente che in entrambi i casi sia intervenuta la mano dell’uomo. Non è chiaro se in modo accidentale o con il dolo, ed è questo uno degli aspetti che il corpo forestale della Provincia intende approfondire con un’indagine mirata. Il fenomeno degli incendi boschivi è andato espandendosi negli ultimi anni, e in tempi recenti le cronache hanno registrato più episodi in cui l’ipotesi del dolo pare più che fondata. Tra questi, l’incendio di tre anni fa nella valle di Terragnolo, che lambì Serrada e mise a dura prova i pompieri di tutti i corpi della Vallagarina, chiamati ad intervenire nell’emergenza, protrattasi per alcuni giorni tra Capodanno e i primi di gennaio. L’ultimo episodio in provincia, in ordine dei tempo, è quello del Dos del Ghirlo a Trento, sul quale l’ombra del dolo rappresenta qualcosa di più di un semplice sospetto.
«Stiamo conducendo delle accurate verifiche - spiega il dirigente del Servizio foreste della Provincia Mariano Sartori - , ma al momento non abbiamo avuto alcuna indicazione certa da parte dei vigili del fuoco. Non sono state trovate, almeno finora, tracce di inneschi che facciano ritenere dolosi i due incendi. Ma non c’è da stupirsi, il fuoco, avanzando nel bosco, distrugge anche le possibili fonti di prove. Per questa ragione non possiamo escludere nessuna ipotesi, attendiamo ulteriori riscontri dalle perizie dei vigili del fuoco». È però quanto meno singolare che nello stesso giorno, a distanza di poche ore, prendano fuoco i boschi di due diverse zone comunicanti tra loro attraverso la rete dei sentieri che attraversano il monte Zugna. In linea teorica, risalendo il sentiero che parte da Costa Violina, con un paio d’ore di buon cammino si raggiunge il versante di Vallarsa, più o meno all’altezza dell’area su cui venerdì si è sviluppato l’incendio. Può essere un caso, certo, ma le coincidenze sono un po’ troppe per immaginare due diversi escursionisti, entrambi distratti al punto di gettare la famigerata sigaretta tra le foglie secche e che, in pressoché totale assenza di vento, le fiamme si sviluppino al punto di dover chiamare una cinquantina di pompieri per controllare l’incendio. È pure vero che al momento ci sono le condizioni ideali per propagare il fuoco, come conferma lo stesso Sartori: «Con la scarsità di precipitazioni che ha caratterizzato questi ultimi mesi - spiega il dirigente del Servizio foreste - il bosco e il terreno sono molto secchi, e si creano così le condizioni migliori per innescare un incendio. Basta pochissimo, in questo momento, per far partire un rogo nei boschi». A ciò si aggiunga che sorvegliare le ampie zone boschive della Vallagarina non è impresa semplice, e per accusare qualcuno di essere l’autore dei roghi non bastano i sospetti, ci vogliono prove per avviare un procedimento giudiziario. Prove che in buona parte vengono distrutte dal fuoco stessa. Ma anche se, pattugliando i boschi , i forestali si imbattessero in qualche escursionista, non sarebbe comunque semplice per loro dimostrare una correlazione tra quella presenza e il fuoco. L’accusa va supportata con prove certe e da questo punto di vista siamo ancora in alto mare. «Se riuscissimo a risalire a qualcuno, magari identificato nel bosco dai nostri uomini durante un intervento di spegnimento - conclude Sartori - la denuncia non sarebbe un automatismo. Bisognerebbe invece coglierli sul fatto, mentre appiccano il fuoco di proposito»