Il raggiro dei gioielli: condannato e scarcerato
La truffa ai danni di Ierta Pozzer, sventata dai carabinieri: 8 mesi di reclusione a Salvatore Calabrese ma il giudice revoca la custodia cautelare, pena sospesa
ROVERETO. È già libero Salvatore Calabrese, il quarantaduenne nato a Napoli ma residente in Toscana arrestato dopo aver raggirato la signora Ierta Pozzer. L’uomo, in combutta con altri complici che tenevano la donna al telefono, aveva fatto credere alla signora che Ruggero Pozzer, suo figlio, era stato coinvolto in un incidente stradale e, arrestato e passibile di scarcerazione su cauzione. L’uomo che si era presentato al telefono come l’avvocato, d’ufficio, aveva preannunciato l’arrivo di un incaricato per ritirare un controvalore della cauzione e Calabrese era intervenuto quale “messo” del sedicente avvocato, salvo venire arrestato poco dopo dai carabinieri, che lo tenevano già d’occhio, con in mano ancora i gioielli della signora Pozzer nascosti in un borsello. L’arresto era stato già convalidato il giorno successivo, mentre il giudice Carlo Ancona aveva rinviato a ieri mattina l’udienza di merito. Nel frattempo, a Calabrese erano stati concessi gli arresti domiciliari nella sua casa di Bucciano, in provincia di Pistoia. Ieri Calabrese non c’era ma lo rappresentava in aula l’avvocato d’ufficio Cristina Luzzi. Il quarantaduenne napoletano è stato così condannato per truffa con il rito abbreviato a otto mesi di reclusione, con la pena sospesa (la sospensione è stata concessa in quanto l’unico precedente penale, peraltro non specifico, risaliva a parecchi anni addietro) e la revoca della custodia cautelare. Confermato invece il sequestro dei cellulari di cui Calabrese è stato trovato in possesso al momento dell’arresto. Se si ritiene dunque che le circostanze dell’ingegnosa truffa vadano indagate - si era parlato in casi analoghi di un vero e proprio business gestito dalla Camorra e sviluppato su scala nazionale -, dall’altra il fatto in sé è stato ritenuto di tenue entità, sia perché la truffa è stata sventata (la signora Pozzer ha già recuperato tutti i propri averi, consegnatili dai carabinieri) sia perché il ruolo di Calabrese sarebbe di manovalanza, più che di ideazione della truffa. Che comunque richiede un minimo di organizzazione in loco: Calabrese era infatti da un paio di giorni in città e alloggiava in un b&b. Non poteva aver racimolato tutte le informazioni personali sulla famiglia Pozzer, necessarie al raggiro, senza l’aiuto di qualche complice.
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