ROVERETO

I figli di Spagnolli: «Continueremo l’impegno di papà per i più deboli» 

I figli del “gigante del bene”. Elisa e Giovanni tra i ricordi e le testimonianze del padre  Carlo Spagnolli per quarant’anni medico in Africa. Giovedì pomeriggio il funerale in Santa Maria.

LE IMMAGINI: Una vita spesa per l'Africa


GIANCARLO RUDARI


Roverto. «Non sarà facile onorare la memoria di papà magari aprendo qualcosa, che può essere un centro medico o una struttura per ragazzi, in suo nome con l’aiuto di qualche associazione che lo sosteneva, ma lo faremo. La forma e la sostanza le troveremo...». Gli sguardi di Elisa, 25 anni, e di Giovanni, 33, figli del medico missionario laico Carlo Spagnolli si incrociano e si sciolgono in un sorriso d’intesa: «Quello che ha fatto papà rimarrà per sempre. Ed anche noi ci sentiamo caricati di questo impegno che onoreremo secondo le nostre possibilità. Non sarà facile, ma glielo dobbiamo per tutto quello che ci ha insegnato» affermano i due fratelli davanti alla camera ardente allestita alla clinica Solatrix all’indomani della morte del medico che ha trascorso quarant’anni di vita nella “sua” Africa (dall’Uganda allo Zimbabwe) a fianco dei più deboli e dei più poveri.

Tante le persone che hanno voluto salutare Carlo , fermarsi qualche secondo in preghiera, lasciare una firma sul registro, mettere un fiore ai piedi della bara. E tante saranno anche le persone che si ritroveranno per il funerale fissato (per consentire l’arrivo dagli Stati Uniti dell’altro figlio, Francesco) per giovedì alle 16 nella chiesa di Santa Maria mentre domani sera alle 20 nella chiesa di Isera verrà recitato il rosario.

 

«Siamo stati privilegiati»

Tanti, tantissimi i ricordi e gli aneddoti che tornano alla mente di Giovanni ed Elisa. «Una fortuna ed un privilegio aver avuto un papà come il nostro, unico, generoso... Per lui non chiedeva mai niente... Ed anche ultimamente più che preoccuparsi delle sue condizioni di salute era interessato a sapere come stavano le persone che lo venivano a trovare, che gli scrivevano, che sentiva al telefono» racconta Elisa che per stare accanto al padre ha abbandonato gli studi da infermiera («che riprenderò, lo ho promesso a papà...») in Canada. Era la fine del 2017 quando si è manifestata la malattia «vissuta con la serenità che ha contraddistinto tutta la sua vita». Ancora prima, nel 2012, l’infarto in Zimbabwe: salvato dal fratello Paolo che lo riportò in Italia, Carlo nella sua Africa era ritornato a più riprese ma per brevi periodi. Dal 2018 però non è più tornato sia per le condizioni di salute che per la situazione politica: «Ci sono stata io per le riprese “Con le scarpe della mamma” in Zimbabwe mentre con Giovanni lo stesso anno siamo stati in Uganda a trovare la nonna materna che ora ha 95 anni» continua Elisa tornata a ripercorrere la vita di mamma Angelina (sposata con Carlo nel 1983 e deceduta nel 2010) e a rivedere le tante testimonianze di amore (nelle persone e nelle strutture) lasciate dal padre.

La sua opera continua

«Una cosa bellissima - aggiunge il fratello - vedere che ancora la sua opera continua, come ad esempio, al centro maternità di Lodonga intitolato a nostra madre. Commovente le mamme che venivano a salutarci e a ringraziarci». La testimonianza di Carlo Spagnolli resterà in Africa grazie anche alle associazioni (da Rovereto alla Val di Fassa) e ai volontari che portano avanti il suo impegno perché il medico missionario laico ha dato la sua vita per un mondo migliore, ha dimostrato di saper fare bene il bene e «forse ha anche lanciato un messaggio particolare» puntualizza con un sorriso Elisa che compie gli anni venerdì, il giorno successivo al funerale del papà... «Chissà che i miei genitori non vogliano dirmi qualcosa... L’anniversario della morte della mamma è l’11 febbraio, papà è morto domenica e in mezzo c’è il mio compleanno. Ora che non ci sono più magari mi stanno dicendo che devo continuare io la loro opera... Mi impegnerò per farlo...». «Papà diceva sempre che riceveva di più di quanto donava agli altri. Ha lavorato in situazioni difficile, ha conosciuto e condiviso il dolore di tante persone ricevendo in cambio tanta felicità e tanta serenità che ha trasmesso a noi figli. Ed è per questo che non possiamo non onorare la figura di nostro padre» concludono Giovanni ed Elisa.













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