Fiamme dopo la festa, salvi 15 ragazzi
L’allarme alle 3.30, dopo un party di diciottenni in una mansarda si scatena l’inferno: sessanta pompieri spengono il rogo
NOMI . L’allarme è scattato alle 3.26, quando la telefonata dei ragazzi, già fuggiti dalla mansarda in fiamme, ha raggiunto il centralino del 112. Era stata una bella festa, organizzata per i diciott’anni di una ragazza nella casa realizzata una quindicina di anni fa vicino alla vecchia sede della Tre Cur T, la ditta di Mauro e Paolo Battistotti specializzata nella piegatura delle strutture tubolari per gli impianti di risalita. La ragazza è nipote dei titolari, e la mansarda vuota era il luogo ideale dove invitare un bel numero di amici - una cinquantina, nei momenti più affollati del party - dato che è isolata (si trova lungo la provinciale della Destra Adige, tra Nomi e Aldeno) e pressoché “al grezzo”. Tutto è andato bene e dopo la mezzanotte gli invitati hanno iniziato a sfollare. Sono rimaste la festeggiata e una quindicina di amici, che arrangiandosi con mezzi di fortuna - sacchi a pelo e coperte - avevano deciso di passare la notte insieme. Per fortuna qualcuno di loro, forse più lento a prendere sonno, si è accorto che qualcosa non andava per il verso giusto. Ha sentito un odore strano, di bruciato, e guardandosi intorno si è accorto che un fumo denso stava invadendo la stanza. Ha dato l’allarme e tutti si sono svegliati. Nonostante la giovane età hanno avuto la freddezza di fare «la scelta giusta», come sottolinea il comandante dei pompieri di Nomi Gabriele Boratti: scappare e dare l’allarme. A Nomi sono accorsi una sessantina di pompieri con dodici mezzi, mentre la provinciale della Destra Adige è stata chiusa al traffico per garantire le operazioni di spegnimento in massima sicurezza. Al primo arrivo, i vigili de l fuoco si sono resi conto che serviva uno sforzo notevole per circoscrivere le fiamme, che nel frattempo avevano già avvolto il tetto. Ad aggiungere tensione, c’era l’assoluta incertezza sulla presenza o meno di persone all’interno: i carabinieri hanno interrogato i ragazzi, nel frattempo avvolti in coperte per resistere al freddo, ma nessuno sapeva dire con certezza se tutti erano riusciti a lasciare la mansarda. I pompieri di Nomi, coadiuvati dai colleghi di Villa Lagarina, Pomarolo, Nogaredo, Aldeno, Besenello, Calliano e Rovereto, oltre a una squadra dei vigili del fuoco permanenti di Rovereto, hanno attaccato il fuoco da due lati: dal tetto, bagnando con le lance la base delle fiamme, e cercando di entrare nella mansarda. Ma lì sono stati fermati da una temperatura elevatissima. «I pompieri l’hanno misurata - racconta il sindaco di Nomi Rinaldo Maffei, accorso sul posto alle 4 del mattino - ed era di 400 gradi. Impossibile entrare». L’incendio è stato domato solo dopo un paio di ore, e ieri la SP90 è rimasta chiusa per consentire lo smontaggio integrale del tetto, ancora fumigante. I pompieri ci hanno lavorato tutto il giorno.
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