Il processo

Femminicidio di Iris Setti, la difesa:  «Nweke incapace di intendere e volere»

L’avvocato Tomasi: «Omicidio in condizione di totale alterazione, per bloccarlo servirono 47 scosse del taser. Comunque vada, non tornerà libero»

L’ACCUSA Femminicidio di Iris Setti, il pm chiede l’ergastolo per Chukwuka Nweke



TRENTO. "Posto che l'omicidio è incontestabile, il fatto è la capacità di intendere e volere e l'imputabilità. Chukwuka Nweke in quel momento era completamente travisato: l'azione è stata svolta in condizione di totale alterazione". Lo ha detto, durante l'arringa difensiva, l'avvocato Andrea Tomasi, intervenuto in difesa di Chukwuka Nweke nel processo per l'uccisione della 61enne Iris Setti.

Questa mattina il pm aveva chiesto l’ergastolo per il 38enne contestando “un’aggressione di una violenza inaudita”.

Quindi la parola è passata alla difesa: "Non vi è traccia di un caso simile, di un atto di violenza inconsulta come questa”, ha detto l’avvocato Tomasi. “È un atto unico e per questo anomalo, che va valutato senza usare categorie comuni del dolo. Qui c'è il rischio di fare, come venne detto in un altro caso, un processo alla follia. A dimostrazione, c'è il report del taser usato una volta dalle forze dell'ordine per immobilizzarlo, a cui seguono 12 scosse dissuasive e poi un secondo sparo immobilizzante e altre scosse, per un totale di 47. Poi viene sedato. Si capisce che non era in una condizione normale. E la somministrazione dei calmanti non si ferma alla sera dei fatti, ma anche in carcere", ha specificato, contestando le perizie psichiatriche.

Il legale aveva annunciato l'intenzione dell'imputato di fornire libere dichiarazioni, ma Nweke oggi non era presente in aula. L'avvocato ha detto alla Corte di non essere stato informato della scelta del suo assistito e di averlo appreso all'apertura dell'udienza. "Il destino di Nweke è segnato: sia che decidiate che è capace di intendere e volere, sia se riterrete che è incapace, il suo destino è comunque un lungo periodo di reclusione, in carcere o in una Rems. Se rimane in carcere continueranno le somministrazioni di quelli che vengono chiamati blandi ansiolitici (ma che così non sono), mentre se decidere che è incapace verrà rinchiuso in una Rems e curato. In ogni caso non tornerà libero", ha detto Tomasi, precisando come la difesa, assunta pro bono, "riconosce l'assistito come socialmente pericoloso". 













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