Don Nicolli: «Razzismo nato dall’egoismo»
Alla Camminata della fraternità forte richiamo del decano, oggi la processione di Maria Ausiliatrice
ROVERETO . Oggi pomeriggio il via alla grande processione per il rinnovo del voto a Maria Ausiliatrice, patrona della città. Come ogni anno, l'evento è stato preceduto, ieri sera, dalla “camminata della fraternità, insieme con gli immigrati per costruire la pace”. Il corteo, che ha iniziato a radunarsi dalle 18 e 30 in piazza San Marco, è partito alle 19 alla volta della Campana dei Caduti per un momento di preghiera interreligiosa con la presenza di Hassan Samid, presidente del centro islamico di Ferrara, prima dei rintocchi della Maria Dolens. Presenti Cristina Azzolini, vicesindaco, il vescovo monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, il nostro arcivescovo monsignor Lauro Tisi ed il decano don Sergio Nicolli, che ha dedicato, in piazza San Marco, un “saluto di accoglienza” prima della camminata. «Un saluto a tutti – ha esordito il decano – alle sorelle ed ai fratelli che provengono da varie nazioni e che sono arrivati tra noi in tempi più lontani o in questo tempo; un saluto a tutti i roveretani che hanno accolto questa proposta». Vari i temi toccati nel discorso del decano, tra cui la situazione politica venutasi a creare a seguito dell'ondata migratoria che ha interessato il Paese negli scorsi anni: «Perché il Comitato pastorale della Vallagarina ha proposta questa camminata? - ha continuato don Sergio - Il forte aumento delle migrazioni sta incontrando la resistenza di forze sociali che sono egoisticamente ripiegate sulla difesa del nostro benessere e sono insensibili al grido di tanti fratelli e sorelle che domandano di essere accolti, aiutati e riconosciuti nella loro dignità. Questa resistenza rischia di lasciar crescere nelle nostre popolazioni la paura del futuro (…) il “mostro dell'intolleranza e del razzismo». Allora abbiamo ritenuto di promuovere questa iniziativa anzitutto per dare a voi, fratelli e sorelle immigrati, un segnale di accoglienza e simpatia; e poi per diffondere tra le nostre popolazioni una mentalità accogliente e solidale (…). Cammineremo assieme – ha concluso poi il decano – gli uni accanto agli altri verso la Campana dei Caduti, che recentemente abbiamo iniziato a chiamare piuttosto la Campana della pace. Lì condivideremo davanti a quel Dio, che chiamiamo con nomi diversi, il desiderio di fraternità e pace». (f.s)