Dmack, il sindacato non firma
In Marangoni l’incontro con nuovo partner e Provincia: «Prima vogliamo vedere il piano industriale»
ROVERETO. Non è un no, ma nemmeno un sì. Il sindacato ieri mattina si aspettava di avere da Marangoni dei dettagli tecnici sull’accordo con la Dmack per avviare nello stabilimento roveretano la produzione di pneumatici da rally. E invece all’incontro si è trovato tra squilli di tromba anche la Provincia (assessore Olivi), Trentino Sviluppo, i vertici di Dmack e quelli di Marangoni. Con l’evidente ed insistita richiesta di arrivare già ieri alla firma di un accordo, una sorta di via libera del sindacato. Che, appunto, non è arrivato. Perché tutti si sono ritrovati concordi sulla stessa linea: va benissimo se nuove aziende, quali esse siano, vengano in Vallagarina, ma questa non può essere la risposta ai problemi di Marangoni. Che dal punto di vista sindacale rimangono sempre le prospettive occupazionali dei dipendenti lagarini dell’azienda. Il progetto di collaborazione con Dmack non sposta che di pochissimo i termini del problema. Sia per le dimensioni - si parla di 12 dipendenti, per lo più tecnici, che possono diventare anche una cinquantina nel giro di qualche anno ammesso che il prodotto abbia uno straordinario successo di mercato - che perché non riguarda neppure marginalmente gli esuberi o l’attuale personale di Marangoni. Il nuovo partner verrà a lavorare a Rovereto, utilizzerà la struttura Marangoni per la logistica, la portineria, i laboratori e le mescole, ma è solo nel pagamento per l’utilizzo parziale di questi servizi che Marangoni avrà una utilità diretta dall’accordo. Per il sindacato un sì dato così, alla cieca, significherebbe accettare la logica dello “spezzatino”, con un sostanziale affitto di parti dello stabilimento. Stabilimento che poi in questo momento, dopo il leaseback, è di proprietà della Provincia. Quindi nessun avallo a priori: il sindacato chiede la presentazione di un piano industriale, che fissi prospettive e risorse, entrando nel concreto degli investimenti previsti e dei risvolti occupazionali. Solo a quel punto, se quanto prospettato sarà ritenuto soddisfacente dal punto di vista dei lavoratori attuali, si potrà accogliere con la massima soddisfazione e gioia l’innesto di altre attività che certamente possono portare ricchezza alla Vallagarina. «I lavoratori di Marangoni - commenta Cerutti - hanno già pagato duramente per cercare di salvare il posto di lavoro. In termini di rinunce salariali ed anche dal punto di vista della riduzione dell’organico. La comunità trentina ha sostenuto l’azienda con un finanziamento molto corposo. Fissando proprio nel mantenimento dei livelli occupazionali l’obiettivo di quell’investimento. Sono dati di fatto che non si possono ignorare e dei quali anche Marangoni deve tenere conto, presentando un progetto industriale all’altezza di quanto ottenuto. L’accordo con Dmack può essere ottimo, ma deve rimanere in parallelo rispetto alla normale attività di Marangoni. Un “di più”, non un “al posto di di”. Per questo firmeremo solo quando sarà chiarito il quadro complessivo, e non solo il dettaglio».
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