«Con il Cibio pure un dipartimento di farmacia»
Rovereto. Il Cibio per rimanere ai vertici della ricerca scientifica ha bisogno di raddoppiare il personale, l’attuale sede di Povo è troppo piccola e dunque il suo arrivo a Rovereto va visto anche...
Rovereto. Il Cibio per rimanere ai vertici della ricerca scientifica ha bisogno di raddoppiare il personale, l’attuale sede di Povo è troppo piccola e dunque il suo arrivo a Rovereto va visto anche in una funzione di sviluppo. Lo sostiene con un articolato intervento il consigliere Paolo Vergnano, ex M55S, ora nel gruppo misto.
«Il Cibio, il dipartimento di biotecnologia applicata alla scienza medica umana oggi a Povo - spiega Vergnano -, è uno dei centri di ricerca più importanti a livello europeo e tra i più attrattivi a livello mondiale. Il professor Quattrone, invitato dall’associazione Conventus, lo ha illustrato in due ore di dibattito martedì alla sala Caritro. Avendo lanciato una proposta di sinergia formativa, ho partecipato in modo attivo alla conferenza. Cibio è la risposta trentina alla ricerca sui farmaci personalizzati, frontiera futura della medicina. Si occupa, con decine di ricercatori e tecnici e centinaia di studenti, non solo dello studio del genoma ma anche, e direi soprattutto, dello studio di diagnosi e cure delle malattie rare e del cancro. Le prime, che sono il 10% del numero complessivo di malattie, necessitano di una “riparazione” del Dna e colpiscono prevalentemente bambini. Il cancro è seconda causa principale di morte naturale nell’uomo, oggi curata con farmaci che danneggiano tutte le cellule del corpo, quindi con effetti collaterali drammatici e con altissimo rischi di ricadute. La genomica (lo studio del Dna umano) che studiano al Cibio servirà per la “soppressione selettiva” delle cellule tumorali, senza quindi effetti collaterali e distruggendo completamente le cellule malate evitando le ricadute. Inoltre si occupa dello studio del genoma per la diagnosi personale di ogni forma di malattia. Ad oggi Cibio raccoglie quasi 40 milioni di euro all’anno di finanziamenti, per la maggior parte da organismi internazionali, e sta incubando numerose aziende che nel prossimo futuro potrebbero diventare le nuove case farmaceutiche».
A Povo poco spazio
«Ha però due necessità. La prima è evidente: gli spazi. A Povo è ormai stretta nei suoi 4300 metri di superficie. Per rimanere ai vertici mondiali deve raddoppiare velocemente per aumentare il numero dei lavori scientifici che solo centinaia di persone, tra ricercatori e studenti, possono elaborare. Inoltre ha bisogno di essere immersa in un tessuto industriale che esso stesso sta creando. La possibilità che Cibio si trasferisca a Rovereto, nei locali di Manifattura Domani, è stata approvata dallo stesso direttore Quattrone proprio per questi due motivi. Qualche giorno fa, ho espresso una proposta per valorizzare ulteriormente il dipartimento: affiancare a Cibio il dipartimento di Farmacia, che si occupa di studiare il veicolo che porta il principio attivo nel corpo. L’ho domandato direttamente a Quattrone, il quale ha dichiarato che l’idea di affiancare Cibio a Farmacia è originale ma assolutamente pertinente e da perseguire. Unirebbe la sperimentazione della ricerca di molecole genomiche (che curano il Dna) alla farmaceutica che le veicola all’interno del corpo umano, con la possibilità reale di creare un polo industriale del farmaco del futuro prossimo». Per questo, sostiene Vergnano, Rovereto può diventare la “Città del farmaco genomico”.