«Con “Giano” una vita da ragazzi della via Pal»
La passione per le arrampicate in Giuliano Stenghel nasce fin da bambino e ragazzo, un periodo della vita che in parte abbiamo condiviso. Il tutto si colloca in Via Paganini, all'inizio degli anni...
La passione per le arrampicate in Giuliano Stenghel nasce fin da bambino e ragazzo, un periodo della vita che in parte abbiamo condiviso. Il tutto si colloca in Via Paganini, all'inizio degli anni Sessanta del secolo scorso. All’epoca, Via Paganini, era una sequenza di case popolari, ed aveva un’alta concentrazione di bambini grosso modo tutti della stessa età. Bambini che stavano crescendo in una Rovereto che oggi non esiste più.
In fondo a via Paganini c’era il “Campo Quercia”, per la pallacanestro che confinava con una campagna. Il Corso Rosmini era (come oggi) lì a due passi, ma per quella via con pochi negozi (una panetteria, una trattoria, due vetrai e un calzolaio) era come essere in periferia. La tv di stato, aveva solo due canali, e le trasmissioni iniziavano alle 17, sul canale 1, con “La tv dei ragazzi”, un programma che durava poco più di mezz'ora: ma prima e dopo, per i ragazzi, vi era il nulla. Quindi, finiti i compiti, nel primo pomeriggio, eravamo tutti a giocare in strada, oppure all'Oratorio Rosmini, proprio lì di fronte, o infine ai Giardini Milano (oggi Perlasca). Spesso si giocava anche sulla strada perché il traffico era praticamente inesistente... Eravamo un folto gruppo di scatenati, tutti tra i 10 ed i 12 anni, che tentavamo di imitare, a modo nostro, i “ragazzi della via Pal”, un film che avevamo visto all'Oratorio Rosmini. E quasi tutti avevamo un nomignolo: Giuliano era stato ribattezzato “Giano”, mentre suo fratello Umberto era divenuto “Pi”, Gerardo divenne “Geri”, Ruggero “Roger”, io “Scudo”, e così via per tutti gli altri... Fin da subito fu chiaro che il trascinatore della banda era il Giano, proprio perché era lui ad avere l'iniziativa e sempre le idee più azzardate... Come quella, ad esempio, di tendere una grossa corda sopra il “fontanone” pieno d’acqua nel cortile della casa della nonna paterna per poi cimentarsi nella traversata in equilibrio, spronò a cimentarci nella traversata, in equilibrio sulla corda, e lui fu ovviamente il primo che superò più volte, indenne, la prova... Il momento originante delle passione di Giano per l'arrampicata, avvenne nell'estate del 1966 quando, un giorno, ci disse che saremmo andati “in missione”... e così in fila indiana andammo a piedi da Via Paganini fino all’Ossario, e poi, dal piazzale su per un sentiero che finiva con uno strapiombo su di una valletta sottostante (Val Scodella). Arrivati lì, Giano, ci disse: “fate come me, e seguitemi...”. Sul bordo dello strapiombo c’era un alberello al quale si aggrappò ed iniziò a scendere per un sentierino largo forse venti centimetri, per cui bisognava aggrapparsi agli anfratti della parete rocciosa. Ma scesi una ventina di metri vi era un buco nella roccia nel quale bisognava infilarsi a carponi e poi si giungeva su una specie di camminamento... Ma molti si bloccavano per la paura, e allora Giano tornava di ritorno, superando a sbalzo chi stava sul camminamento, e andava a rincuorarli e aiutarli... Credo che lì sia nata la sua passione per l’arrampicata, non tanto perché ci andammo molte altre volte, ma perché quando ad un certo punto noi, quasi tutti, ci rifiutammo di andare ancora... lui, invece, continuò, da solo, o con altri ragazzi che aveva conosciuto lassù. Ormai quella era già la passione della sua vita. Giuliano, Giano o Sten, è stato un amico fondamentale nella mia gioventù ed ora la sua scomparsa per me, e credo per tutti i “ragazzi del Paganin” ci ha dato un dolore immenso. Però il suo volto di ragazzino sorridente (e con i capelli !) sarà sempre presente nella memoria e nel cuore mio e di tutti i ragazzi di Via Paganini degli anni Sessanta.