Bonfiglioli, stop al dialogo dipendenti in sciopero 

Trattative per l’accordo integrativo interrotte. I lavoratori hanno incrociato le braccia  per 8 ore. Guarda (Cgil): «Comportamento imbarazzante per una blasonata multinazionale»



Rovereto. Interrotte un’altra volta le trattative con l’azienda, e ieri i lavoratori dello stabilimento Bonfiglioli Mechatronic Research hanno scioperato per otto ore. «Sono ormai esasperati, si sentono presi in giro da un’azienda che si è rivelata solerte quando c’è da prendere aiuti dalla Provincia, ma che sembra non tenere in alcun modo in considerazione le proprie maestranze» spiega Michele Guarda della Cgil, che segue la vertenza. «Questa trattativa va avanti ormai da un anno e mezzo – racconta Michele Guarda della Fiom – e il comportamento dell’azienda è persino imbarazzante. Da una blasonata multinazionale ci si aspetterebbe maturità nelle relazioni sindacali».

Tutto è iniziato alla fine del 2017, con la volonta di costituire una rappresentanza sindacale interna: la reazione dell’azienda, assicura il sindacato «fu feroce. Furono presi di mira i tre lavoratori che erano stati promotori della sindacalizzazione: in un solo giorno uno dei tre fu licenziato in tronco, un altro ricevette un provvedimento disciplinare, al terzo fu fatto intendere che gli avanzamenti di carriera già promessi sarebbero stati rimessi in discussione. Tutto ciò generò un clima di terrore tra i lavoratori, ma ciò nonostante a gennaio 2018 si riuscì ad eleggere una Rsu». Da qui, i rapporti si sono gradualmente deteriorati, a partire dall’incontro con la direzione, chiesto a gennaio e concesso solo sette mesi dopo. Ma anche la trattativa partita a settembre, con la richiesta dei lavoratori di introdurre la quattordicesima, presente pur con nomi e modalità diversi in quasi tutte le metalmeccaniche del nord Italia e in tutti gli altri stabilimenti del gruppo Bonfiglioli. Tranne quello roveretano, che conta 80 lavoratori, mentre i loro colleghi degli altri stabilimenti percepiscono un integrativo di circa 8 o 9 mila euro l’anno. A dicembre la prima apertura da parte dell’azienda, che mise sul piatto 300 euro lordi l’anno di aumento, a condizione di bloccare ogni ulteriore richiesta salariale fino al 2023. I lavoratori accolsero la proposta con un altro sciopero. Stesso copione a marzo, e poi ad aprile, quando l’azienda si sarebbe presentata con una proposta “ultimativa”, «sostenendo che “ormai i margini di mediazione si sono esauriti”, lamentandosi che il sindacato è riuscito a “cavare la pelle” all’azienda» aggiunge Guarda. Analizzando la proposta si è scoperto che «era cambiato qualche nome, spostata qualche scadenza, ma i soldi, le modalità, la durata contattuale erano gli stessi. Intanto i lavoratori lamentano un forte clima di ostilità contro chi appoggia le richieste sindacali: uno dei delegati sindacali è stato demansionato, ai precari è stato detto che non hanno diritto a partecipare alle assemblee, altri lavoratori vengono chiamati uno ad uno o a gruppi e fatti oggetto di pressioni. «Stiamo valutando – dice la segretaria della Fiom Manuela Terragnolo – se ricorrano gli estremi per presentare denuncia per comportamento antisindacale. Nell’ultimo periodo abbiamo rinnovato integrativi quasi ovunque. Solo Bonfiglioli si comporta come fossimo negli anni ‘50: è intollerabile di per sé, ma tanto più da parte di chi riceve finanziamenti pubblici, pagati con le tasse di tutti noi, anche dei suoi stessi dipendenti».













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