Aquaspace, sindacati contro Bonazzi 

Cerutti (Cgil): «C’erano le condizioni per riassorbire i quattro lavoratori espulsi, nulla di illegale ma è un’ingiustizia civile»


di Giuliano Lott


ROVERETO. Deve aver ribollito parecchio il telefono dei sindacalisti che seguono la vicenda Aquaspace. I quattro lavoratori licenziati non hanno accolto bene la scelta del “vicino” gruppo Aquafil di Arco - di cui l’azienda roveretana (di proprietà di Giulio Bonazzi) non fa parte, ma è amministrata da un dirigente del medesimo gruppo - di rivolgersi al mercato interinale per rimpolpare il proprio organico, lasciandoli di fatto a casa. «Al di là della comprensibile rabbia dei lavoratori - racconta Mario Cerutti della Filctem Cgil, pure lui subissato di chiamate dopo il nostro servizio dei giorni scorsi - è emersa un’evidenza. Che è stata fatta una precisa scelta, quella di non riassorbire la manodopera, espulsa senza alcuna colpa per le difficoltà aziendali conseguenti al sequestro del depuratore. Sono quattro persone che si sono ritrovate senza lavoro e senza stipendio da un giorno all’altro. E temo che presto la situazione possa precipitare, se la tempistica delle indagini confermerà le attese. È un precedente importante, in negativo. Perché dimostra che i protocolli firmati tra industriali e Provincia si rivelano inefficaci, pura accademia, buoni da citare nei convegni come esempio virtuosi, ma solo sotto il profilo teorico. Se i protocolli non vengono rispettati, il sindacato non può fare che altro che chiedere spiegazioni all’azienda e alla Provincia, ma nessuna delle due risponde il sindacato viene di fatto costretto all ’impotenza, senza margini di azione».

Dal punto di vista normativo, Aquaspace ha agito con piena legittimità. «Sì, l’azienda non ha violato alcuna regola. Ma dal punto di vista sociale, politico, anche etico, è una profonda ingiustizia far pagare colpe altrui ai più deboli. Posso capire la rabbia di Bonazzi, che forse qualche ragione la può avere, ma a pagare il conto è chi rimane dal giorno alla notte senza lavoro, con una famiglia da mantenere, in un momento storico in cui trovare ricollocazione è difficilissimo. Sarebbe bastato poco per riassorbire anche i quattro licenziati di Aquaspace. Tutti loro mi hanno confermato che avrebbero accettato di lavorare ad Arco, anche con mansioni di minor qualifica e persino a tempo determinato. Ma non gli è stato proposto. E quando abbiamo chiesto perché non fosse possibile riassumerli in Aquafil, mentre il gruppo assumeva dalle agenzie interinali per far fronte a un momento positivo di mercato, non è stata fornita alcuna spiegazione». Cerutti è indignato. «Se questo è l’atteggiamento del maggior industriale del Trentino, fino a poco fa presidente di Confindustria Trento, non c’è da stare allegri» conclude il sindacalista della Cgil.

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