Aquaspace, rischio ridimensionamento
Se entro maggio non ci saranno notizie positive per il depuratore sotto sequestro, l’azienda lascerà a casa metà dipendenti
ROVERETO. Altro che fino a settembre: se le cose non vanno nel verso giusto, tra venti giorni Aquaspace potrebbe già operare la prima riduzione di organico. I sindacati ieri, incontrando i vertici dell’azienda, hanno ricevuto un quadro ben diverso da quello dipinto dalla Provincia, dopo la riunione con i vertici aziendali. Era sembrato che la dilazione dei pagamenti dei canoni di depurazione (90 mila euro) potesse consentire al depuratore, ancora sotto sequestro per via dei dati non conformi rilevati, di “tirare avanti” fino a settembre. Aquaspace ieri ha spiegato ai rappresentanti dei sindacati Cgil, Cisl e Uil, che così non è: quello che avrebbe chiesto alla Provincia l’azienda sarebbe stato piuttosto proprio l’abbuono dei canoni (relativi peraltro all’attività 2017); cosa che non è stata concessa (e forse, trattandosi di tasse, era difficile da concedere). Fatto sta che i conti al depuratore, fermo da circa due mesi, cominciano a “ballare”, e la grande holding Aquafil ha fatto sapere (nonostante gli importanti fatturati) di non voler metterci soldi in più per coprire i buchi. E così quello che accadrà nelle prossime due settimane sarà decisivo. Sono tre i passaggi in arrivo. Uno è l’esito dell’incontro in azienda con il consulente del tribunale; la seconda la risposta della Cassazione circa la richiesta di dissequestro. Il terzo passaggio consiste nell’arrivare a due documenti, in possesso di Sava (ente che dà le autorizzazioni ambientali), che potrebbero aiutare Aquaspace. Ora, se tutti questi tre passaggi saranno favorevoli ad Aquaspace, allora sì ci sarà una schiarita. Altrimenti, il quadro rischia di diventare da grigio a nero. Il punto lo si farà ad inizio maggio, e se le cose non andranno per il verso giusto, Aquaspace probabilmente (così ha fatto capire ai sindacati) sarà costretta ad una riduzione di organico al depuratore (attualmente 14 dipendenti). Per tirare avanti: perché se a settembre le cose non cambiano, si rischia di chiudere. Con ricadute inevitabili per Tessilquattro, con gli oltre 60 dipendenti a forte rischio. I sindacati sono molto preoccupati, oltre che perplessi dopo un quadro diverso rispetto a quello dipinto dalla Provincia prima di Pasqua. Con un impianto sotto sequestro e un’indagine su possibili irregolarità nella depurazione, gli unici a non avere responsabilità sono i dipendenti delle due aziende. E, paradossalmente, sono gli unici che rischiano di pagarne le conseguenze.
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