Roma vieta gli abbattimenti dei lupi, ma è scontro con la Provincia di Trento
Il ministro Costa: «Non servono le uccisioni, ma una strategia, che abbiamo delineato in 22 azioni di mitigazione»
TRENTO. Il lupo non si tocca. Perché il predatore, importante per la biodiversità e protetto per 48 anni, non va ucciso ma tutelato. È questo il senso del nuovo «Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia», che il ministero dell'Ambiente ha consegnato alla Conferenza delle Regioni per l'approvazione.
Un provvedimento da cui è stato eliminato il paragrafo sugli «abbattimenti controllati» che erano contemplati nel piano consegnato nel 2017 dal ministero guidato all'epoca da Gianluca Galletti alla Conferenza, e che avevano provocato accese polemiche e proteste di cittadini e ambientalisti sino a rimanere bloccato. «Non servono abbattimenti, ma una strategia, che abbiamo delineato in 22 azioni di mitigazione», spiega il ministro Sergio Costa precisando che «la convivenza con i lupi è possibile» e che la strada è quella di «una prevenzione attiva e diversificata dei possibili conflitti» con greggi o altri animali preda o di eventuali danni all'agricoltura.
L’assessore della Provincia di Trento Giulia Zanotelli replica: «Ribadiamo la necessità di attivare un percorso di gestione della specie affidato alla diretta responsabilità delle Regioni e delle Province autonome. Il nuovo piano pare disconoscere la situazione di diffuso allarme sociale e di pericolo potenziale, come già riconosciuto dal Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, che tutta una serie di situazioni stanno determinando sul territorio, con lupi che entrano nei paesi, che si avvicinano alle persone, anche in orari diurni. Ignorare, nella versione aggiornata del piano, tale questione non può essere condiviso, in quanto significa ignorare le legittime preoccupazioni della Comunità».