«Se Inail non cambia regole tanti locali non apriranno»
Lo sfogo. Il vicepresidente provinciale è furente: «Dopo gli accordi con Apps e Provincia Inail e sindacati ribaltano il tavolo delle trattative. Spero che a Roma la politica ci ascolti»
Alto garda. Paolo Turrini, ristoratore di Riva, presidente di zona della categoria e vicepresidente provinciale, non perde facilmente le staffe, ma ieri mattina era furibondo. «Surreali», le proposte di Inail («appoggiate dai sindacati», precisa) per la riapertura degli esercizi pubblici garantendo sicurezza per clienti e operatori. In poche ore ha ricevuto un centinaio di telefonate da colleghi, «anche dal resto del lago». «La nostra speranza è che il mondo politico nazionale si faccia carico di respingerle – spiega Turrini – siamo appesi alla speranza, ma è davvero minima, perché purtroppo le categorie che rappresentano il turismo non hanno molto peso politico sui tavoli romani. Dicono che il turismo è un settore importante, ma ci stanno penalizzando. Se non alziamo la voce, questo silenzio porterà alla morte certa di tante aziende».
La riapertura si fa più complicata, presidente Turrini?
Sono stato giorni e giorni a lavorare con l’Azienda sanitaria provinciale, che tutela la nostra salute, e i rappresentanti della ristorazione sui tavoli provinciali. Dopo serrati confronti, scambi di opinioni e interventi, anche dolorosi, per poter lavorare nei nostro locali, si è trovato la quadra con protocolli provinciali. Ma con questo nuovo documento-proposta dell’Inail, sposato anche dai sindacati, si sta arrivando all’assurdo.
Vi sentite attaccati?
È un clima surreale. Ci rendiamo conto che da due mesi ci sono attività che non hanno mai smesso di lavorare rispettando semplicemente il distanziamento di un metro e l’utilizzo della mascherina?I virologi-showman in due mesi ci hanno detto tutto e il contrario di tutto, sulla mascherina, sulla tipologia, quella chirurgica, la FFPP2, il virus è una semplice influenza, non è un virus letale, per poi rimangiarsi tutto. In questo mondo la popolazione è stata spaventata da una comunicazione partita male e andata sempre peggio.
Poi arriva il documento Inail con il placet dei sindacati.
Ora il vero show, Inail e sindacati rovesciano il tavolo degli accordi fatti e vogliono gestire loro con norme assurde di igienizzazione, inconcepibili da attuare che decreterebbero la morte certa delle nostre aziende. Siamo alla follia.
Non è un discorso di colore politico, ma i dati dell’occupazione mostrano che i primi tre mesi hanno registrato un calo del 30 per cento di assunzioni.
Tante aziende, da gennaio a marzo, sono rimaste chiuse-. Facendo un parallelo con l’anno precedente si capisce che la situazione è drammatica. Ma da aprile in poi sarà anche peggio. Quel 30 per cento dovrà essere moltiplicato. Perché quelli sono i mesi clou per l’apertura della stagione turistica estiva. Mancando quelli lo scenario è ancora più disastroso.
Considerare Covid-19 come infortunio: che ne pensa.
Deve essere cambiata assolutamente questa regola. Perché purtroppo può essere interpretata in sede di tribunale ed è un pericolo. Però, attenzione. Se andiamo nello specifico, l’allarmismo va un po’ scemando. Ho parlato con gli avvocati di Confcommercio. Primo: non va ad aumentare le tariffe Inail, quindi non incide a livello economico per l’azienda. Secondo: deve essere dimostrata la negligenza all’interno dell’azienda nei confronti del lavoratore. Non è automatico che io rispondo a livello penale se il mio cameriere si ammala di Covid. Deve essere dimostrata, come sempre accade. Ma se io faccio usare il gel igienizzante, il distanziamento, la mascherina e le altre regolette che devo adottare nessuno mi può dire che è una mia negligenza.
Tanti colleghi sono intenzionati a non aprire il 18 maggio.
Vero, verissimo. Ho sentito anche colleghi del basso lago. Sono tutti concordi a non aprire. Il questo modo Inail e sindacati faranno fallire il comparto turistico italiano. Non c’è alcun dubbio.
Che soluzione prospetta?
La politica nazionale deve prendersi una responsabilità, deve decidere per la salute di tutti, ma deve prendersi una responsabilità. A livello provinciale hanno avuto coraggio, i protocolli che sono stati adottati sono coraggiosi. Vediamo cosa succederà a livello nazionale. È questione di ore, ma incrociamo le dita.