«Se il Governo chiude le fiere sarà un disastro»
Il caso. La direttrice Albarelli di Riva Fierecongressi preoccupata per il nuovo Dpcm Conte «A rischio il bilancio 2020 e quello del 2021, ma anche tutti gli investimenti e gli ampliamenti»
Riva. «se il governo chiude fiere e congressi spegne l’economia del paese e di riva». alessandro albarelli, direttrice generale di riva fierecongressi, lancia il suo grido d’allarme. come presidente di federcongressi&eventi, albarelli era ieri preoccupata per il futuro del settore dopo aver letto di buon mattino le indiscrezioni sulla stampa e il comunicato del comitato tecnico scientifico che suggeriva al governo conte di chiudere tutti gli eventi e le manifestazioni. e l’intero settore è andato in fibrillazione in vista del nuovo dpcm: «mi sono subito sentita con gli altri presidenti delle fiere e delle altre associazioni collegate, perché questa situazione non è accettabile - racconta - soprattutto perché non ci sono stati casi di contagio da covid 19 nelle fiere che ci sono state sul territorio».
Città in crisi
«Chiudere fiere e congressi significa causare un danno incalcolabile al sistema economico delle principali città italiane e a migliaia di imprese - spiega Albarelli - in un momento in cui gli eventi organizzati sono pochi, anche perché la gente è restia a muoversi e partecipare agli eventi in presenza, si sono create associazioni “ibride”, sia per i congressi sia per le fiere, anche con la partecipazione in remoto. Chiudere, anche quel poco che c’è, fa perdere ogni speranza e crea un danno economico ai territori e alle persone che lavorano in questo settore che è inaccettabile. Questo tira e molla del Governo è dannoso per tutto il sistema». Distrugge gli sforzi per calendarizzare gli eventi del prossimo anno. «Non c’è stato un contagio dentro un evento, io non vedo le condizioni sanitarie che impongono questo tipo di chiusure - ribadisce Albarelli - Abbiamo le fiere e i congressi ridotti al lumicino. Se spengono anche questo lumicino noi dobbiamo pensare che chiudiamo, dobbiamo licenziare tutti, e aspettare il vaccino. Non c’è altra soluzione. Perché a questo punto non si potrà lavorare per anni».
Imprese a rischio
«Il nostro settore, nel 2020, ha subìto un calo dell’80% - conclude -. Metà delle imprese salterà in aria, perché le misure a sostegno che sono state messe in campo per l’economia non sono sufficienti. Il nostro è un settore che conta 650 mila addetti. Chiudere tutto sarebbe un guaio». «Si lasci alle Regioni la scelta delle manifestazione e degli eventi da vietare con ordinanze - conclude la direttrice Albarelli - Solo in quel momento noi ci potremo sedere al tavolo con la Provincia e vedremo manifestazione per manifestazione, evento per evento come viene gestito e la sua fattibilità. Gli eventi, in fin dei conti, non sono mille. Sono un numero esiguo».
L’appello
«Adesso il governo non può chiudere tutto. Adesso c’è un tipo di emergenza che è più grave di quella della salute - ribadisce Albarelli - C’è un’emergenza economica gravissima e a Roma non se ne rendono conto. Questa è la gravità della situazione».
I riflessi su Riva
Chiudere significa «compromette i nostri eventi, la nostra attività organizzativa e anche il posizionamento delle nostre fiere all’interno dei mercati di riferimento - conclude la direttrice di Rfc - Nel 2020 siamo riusciti a fare l’Expo Schuh di gennaio e Hospitality di febbraio, poi c’è stato il lockdown, abbiamo riaperto ma non abbiamo più fatto niente, se non qualche piccolo congresso. L’impatto economico sul nostro bilancio per quest’anno è pesantissimo, per il 2021 lo sarà altrettanto e rischia di compromettere gli impegni, gli investimenti che volevamo fare sugli spazi, sugli ampliamenti, la qualificazione degli spazi. Bisogna ricordarsi che la nostra attività, da punto di vista diretto e indiretto, genera qualcosa come 20 milioni di indotto sul territorio. In questo momento stanno patendo tutte le persone che collaborano con noi, dagli allestitori agli alberghi, ai ristoranti, alla catena di servizi che ruota attorno. Crea un gravissimo danno all’economia trentina». N.F.