Riva “cede” alla Provincia «Ma è un Prg anonimo»
La polemica. La prima adozione prevedeva soluzioni premianti per chi adottava stili tradizionali ma Trento ha preteso uniformità. E il Comune si è adeguato, pure convinto che sia un errore
Riva. Il Comune di Riva si è adeguato in pieno, di malavoglia, al nuovo regolamento urbanistico-edilizio provinciale, con l’adozione definitiva di un’apposita variante normativa al prg. Rispetto alla prima adozione, dopo le perentorie osservazioni della Provincia, c’è stata una marcia indietro rispetto ad alcune “licenze” che la municipalità aveva provato a prendersi. Un esito che scontenta sia il sindaco (e titolare dell’urbanistica) Adalberto Mosaner che il capogruppo del Pd e presidente della commissione competente Gabriele Bertoldi, secondo i quali si va verso una deriva troppo omologata e paesaggisticamente discutibile dell’edilizia residenziale.
«Il parere della Giunta dopo la prima adozione – ha detto in Consiglio Mosaner – è stato abbondantemente rigido. Inizialmente ritenevamo di poter soprassedere mantenendo l’impianto attuale per le altezze e la libertà progettuale, ma è stato ritenuto non congruo al regolamento. Ci è stato chiesto di stabilire altezza e numero di piani. Abbiamo previsto una sola altezza (i 12 metri per il fronte del tetto) e i quattro piani come misura massima. Così non ci sono libertà né diversificazione del territorio. È un’omologazione che farà felice molti professionisti (perché progettare a Riva sarà come progettare a Trento o a Vermiglio), ma l’elasticità se ne va. Vedremo col piano del paesaggio che succede». Secondo Andrea Matteotti (M5S) «la prima bozza era un regalo ai costruttori. Sarebbe stato meglio adottare subito il regolamento provinciale (su questo ha concordato anche Flavio Prada, ndr), senza tanti fronzoli e invenzioni che tra l’altro andavano nella direzione del costruire di più. Per fortuna almeno in questo caso la Provincia ha detto no». Il sindaco si è detto totalmente in disaccordo: «Il lavoro per la prima adozione era stato fatto per evitare l’omologazione, in uno spazio normativo che ritenevamo potesse sussistere e che invece la Provincia ha deciso di bloccare. Dissento ma mi adeguo: credevamo che su alcune cose la Provincia potesse lasciare il margine di autonomia che nella norma si intravvedeva, invece la chiusura è stata totale. Ne prendiamo atto. Se si vuole uniformità totale, ora la abbiamo e costruiremo a mo’ di Lego, con modelli unici, con la libertà progettuale che se ne va: anche il piccolo proprietario difficilmente rinuncerà a 20-30 metri quadrati per avere il portico grande. Chiuderà lì e farà il balcone minimo da un metro e 50. E quindi cubetti e avanti».
«Gli interventi in prima adozione – ha aggiunto Bertoldi – erano stati fatti per garantire una certa autonomia a un territorio peculiare, non per il cemento. Se chi costruisce per vendere è così ristretto in parametri urbanistici, con tutta la buona volontà tanti modi di inserire elementi tradizionali non ce ne sono. Temo che quel capitolo con questa norma si sia chiuso, qualsiasi accorgimento possiamo adottare dopo. Dobbiamo essere onesti, non è che si lasci molto spazio a quel tipo di architettura».