Ore di paura con la Sarca in piena
Alto garda. La Sarca è tornata a fare paura. Come un mese fa. Come successe nel 1999. A 21 anni di distanza, si contano ancora danni ingentissimi. Lungo il suo corso, dall’invaso di Ponte Pià, nelle...
Alto garda. La Sarca è tornata a fare paura. Come un mese fa. Come successe nel 1999. A 21 anni di distanza, si contano ancora danni ingentissimi. Lungo il suo corso, dall’invaso di Ponte Pià, nelle Esteriori, passando da Pietramurata fino alle foci di Torboli, la Sarca ha allagato cantine, abitazioni, giardini, campagne, strade statali e provinciali. Ha sommerso la ciclabile in più punti. A Ceniga, si è fatta un baffo dell’argine e ha invaso la SS45 bis, costringendo le auto a marciare con il senso unico alternato. Il ponte storico di Arco è stato chiuso, come il ponte romano a Ceniga. Ieri sera, in via Fitta, un condominio intero è stato staccato dalla corrente elettrica, a causa di una “spina” di acqua vicino ai contatori. I Nuvola hanno subito allestito un tendone per rifocillare le famiglie, fino al ripristino della corrente.
I vigili del fuoco del Distretto Alto Garda e Ledro si sono mossi in massa e rapidissimi, per le decine di interventi. Per tutto il giorno sono stati impegnati gli agenti della Locale, i carabinieri, tanti volontari. Le prime preoccupazioni sono emerse alle 5.30 di ieri mattina: il violento temporale aveva alzato il livello della Sarca a 300 metri cubi al secondo, dopo l’apertura delle paratie dell’invaso di Ponte Pià. In sei ore, la portata è arrivata a 600 metri cubi al secondo, come successe nel 1999, provocando un disastro nelle campagne. A Linfano è stata chiusa la rotatoria dell’Omega, sulla strada regionale 239 (riaperta in serata). In via Fitta, ad Arco, dal civico 22-29 in giù, la situazione più critica. Cantine e abitazioni allagate. E il grido di protesta del Comitato partecipazione Oltresarca: «Un mese fa abbiamo vissuto la stessa situazione, nel 1999 era stato anche peggio, ma ogni anno succede questo disastro. Il problema è che non puliscono l’alveo del fiume, non tagliano le piante. E, a monte, se sanno che arrivano 200 millimetri di pioggia, devono aprire la diga prima. Non tutto di un botto. C’è un errore umano alla base. Non possiamo diventare come la Liguria anche noi».
Sotto la pioggia battente, le squadre dei vigili del fuoco hanno messo in sicurezza anche la zona industriale di Arco, scaricando lungo la ciclabile enormi quantità di sabbia, dal bicigrill fino al Tosi, spiega il comandante dei vigili del fuoco di Arco, Stefano Bonamico, per creare un’ulteriore barriera fisica all’impeto delle acque. A Dro, in via delle Ghiaie l’acqua è arrivata nelle campagne. I vigili del fuoco, guidati dal comandante Luca Sartorelli, hanno posizionato sabbia con le ruspe, a protezione delle prime case più basse. Sul posto anche il sindaco Claudio Mimiola e alcuni consiglieri. Il sindaco di Arco, Alessandro Betta, accompagnato dal comandante Bonamico, ha continuato a lanciare sui social avvisi alla popolazione per allontanarsi dalle sponde del fiume. Dopo pranzo è sceso da Trento l’ingegner Raffaele De Col, dirigente generale del dipartimento di protezione civile della Provincia. «Avevo avvisato, più e più volte, di mettere a posto l’alveo del fiume - sbotta il sindaco Betta- dopo la piena del 29 e 30 agosto avevo scritto in Protezione civile e ai Bacini Montani perché facessero un intervento urgente, di fare il taglio di alcune piante, ma hanno rinviato il tutto a ottobre. E oggi ci troviamo questo disastro. Ora ci ritroviamo nell’ennesima piena, nel giro di poche settimane. Queste cose non possono accadere». Per il sindaco Betta le carenze sono trentine: «C’è qualcosa che non va anche nella gestione della diga a Ponte Pià. Noi siamo a valle, e ci ritroviamo tutto addosso. L’ingegner De Col ci rassicura, il tecnico del Bacini montani dice che va tolta anche della ghiaia, ma adesso non è più tempo di aspettare».
(ha collaborato Franco Bussola)