Muore un secondo ospite della casa di riposo “Cis” 

L’allarme in Val di Ledro. Si tratta di un uomo di 79 anni con altre patologie pregresse Tanta pressione all’interno della struttura, da dove filtrano segnali di positività e speranza


NICOLA FILIPPI


LEDRO. All’ospedale di Arco ieri è avvenuto il secondo decesso a causa del nuovo coronavirus. Si tratta di un trentino, non ledrense, di 79 anni, ospite da un paio d’anni della casa di riposo. È il secondo decesso di un ospite della “Cis” di Bezzecca, dopo la signora di 86 anni morta domenica mattina. La giornata di ieri invece ha portato anche il primo contagio all’interno dell’Apsp di Riva: «Si tratta di una signora, di 84 anni, che era stata ricoverata all’ospedale di Arco una decina di giorni fa per patologie complicate e poi trasferita alla casa di cura Regina, dove molto probabilmente è stata contagiata - spiega il presidente Lucio Mattteotti - la situazione è sotto controllo perché noi, superando le disposizioni provinciali, alla fine di gennaio abbiamo subito adottato stringenti misure sanitarie per proteggere i nostri operatori, ma soprattutto i nostri ospiti».

La notizia della morte dell’anziano ospite della Rsa di Bezzecca ha creato forte sensazione e preoccupazione in tutta la vallata. «Non ci aspettavamo una situazione così problematica - ammette il sindaco Renato Girardi - perché erano state prese tutte le precauzioni possibili, era stata chiusa la struttura una settimana prima del provvedimento del presidente. Eravamo tutti fiduciosi. Ma evidentemente qualche parente che è venuto a trovare i parenti verso la fine di febbraio era già contagioso».

La vita all’interno della casa di riposo di Bezzecca va avanti, ma con le nuove stringenti disposizioni. La direttrice, Marisa Dubini, e il direttore Davide Preti sono in prima linea, insieme a tutto il personale. Gli anziani non si fanno prendere dal panico. Anzi, hanno disegnato un grande arcobaleno su un lenzuolo bianco e lo hanno appeso sulla porta principale con un messaggio: «Andrà tutto bene». Ed è il mantra che usa anche la presidente Dubini: «Se ognuno di noi farà la propria parte».

«Stiamo lavorando tutti i giorni a strettissimo contatto con l’Azienda sanitaria provinciale, che ci sta dando le istruzioni, stiamo seguendo doverosamente tutte le disposizioni medico-sanitarie, come quelle del Ministero della Salute - spiega la presidente - non abbiamo parole per esprimere in questo momento i nostri sentimenti, il nostro rammarico e il nostro dolore per i residenti, per i famigliari e per il nostro personale che sta facendo un lavoro immane».

«In questo momento dobbiamo stare uniti e solidali - spiega Marisa Dubini - Qui in val di Ledro abbiamo avuto tante attestazioni di solidarietà e di vicinanza dalla comunità, credo che saranno queste le armi che ci aiuteranno a uscire da questa battaglia. Ma poi crediamo nella medicina. Noi faremo tutto quello che c’è da fare, anche di più, se possibile, come stanno facendo in tutte le altre regioni. Tutti uniti vinceremo questa battaglia».

Sulle dotazioni Dpi, «da due giorni tutti gli operatori hanno guanti e mascherina chirurgica - conferma il direttore Preti - ora il tema vero è la disponibilità per il futuro. Noi abbiamo autonomia per una decina di giorni, ma speriamo che le nostre dotazioni possano essere rinforzate dall’Azienda sanitaria, altrimenti andiamo in grossa sofferenza. Noi abbiamo 75 dipendenti diretti, ogni turno impegna 35/40 persone che al giorno vengono a lavorare».

«Chiediamo grande serenità per quanto possibile alla popolazione - dice ancora il direttore Preti -, perché ci rendiamo conto che l’allarme al di fuori delle mura della nostra struttura è molto forte e questo a me, alla presidente e al consiglio di amministrazione crea dispiacere. Sentiamo la pressione della paura e della tensione che viene vissuta all’esterno, e non riusciamo a dare una risposta certa, ci sentiamo impotenti, ma in questo momento noi dobbiamo soltanto concentrarci sui nostri residenti». Insomma, una vita in trincea.

Tutti, nella struttura, stanno lavorando per rivedere l’arcobaleno, e vogliono far filtrare solo messaggi positivi. Perché la casa di riposo, come ha spiegato il direttore Enrico Nava dell’Azienda sanitaria, «ora è protetta e tutelata, il virus non si autogenera all’interno».

Infine, l’assessore del Comune, Maria Teresa Toniatti: «Io sento quotidianamente l’assessora Segnana, il dottor Ferro, per sapere se dovevo adottare altre ordinanze più restrittive, visto che siano considerati focolaio. Lo sforzo è enorme rispetto anche ai dispositivi che si fatica a reperire. L’unica cosa che dobbiamo fare ora è che ognuno deve fare il suo piccolo, per uscire al più presto da questa situazione. Qui sono state messe in atto tutte le disposizioni sanitarie sia per tutelare gli ospiti ma soprattutto tutte le famiglie». Con un unico obiettivo: rivedere l’arcobaleno.

In serata, l’aggiornamento dei contagi. Ad Arco si sono registrati tre nuovi contagi (che portano a 45 totali), un nuovo caso a Dro (6 totali), altri 3 a Ledro (37 totali) e uno in più a Riva (5 totali).













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