Frana sulla ciclabile, Risatti: «Colpa della bomba d’acqua» 

Il sindaco ieri ha riaperto il percorso: «Dal sopralluogo nessun rischio evidente» Viglietti e Maino: «Un errore la pista a sbalzo, servono altre soluzioni»



LIMONE. È stata riaperta ieri mattina, dopo il sopralluogo aereo del geologo e dei tecnici della ditta GeoRock, la nuova ciclabile di Limone. La frana di piccole dimensioni che venerdì pomeriggio si è abbattuta sul tratto verso il confine con il Trentino, abbattendo il parapetto, ha scatenato soprattutto sui social i commenti di tutti coloro che avevano messo in guardia sui problemi relativi alla sicurezza di un percorso a sbalzo a ridosso del versante montuoso.

Franceschino Risatti, sindaco di Limone, smorza le polemiche e rassicura: «Il geologo ha sorvolato il versante con l’elicottero e i tecnici della Geo Rock si sono calati con le corde, ma non è stato trovato alcun punto di distacco della roccia – spiega – per questo si ritiene che non vi siano stati cedimenti ma che le pietre erano già distaccate e sono precipitate a causa della “bomba d’acqua” che venerdì si è abbattuta su Limone. Lunedì – prosegue il sindaco di Limone – verrà fatto un nuovo sopralluogo proprio per garantire la massima sicurezza». Nell’ordinanza di riapertura della pista ciclabile, Risatti ha specificato che la situazione non presenta rischi superiori a quelli già preventivati prima della realizzazione dell’opera e che nel caso di precipitazioni particolarmente violente, la pista verrà chiusa: «A costo di mettere una persona all’inizio ed una alla fine per bloccare gli accessi. La sicurezza prima di tutto. D’altra parte – conclude Risatti probabilmente in risposta ad alcune critiche arrivate dal Trentino – anche sul sentiero della Ponale ogni tanto cade qualche sasso». Dettaglio non secondario: pur con tutte le contraddizioni che si porta dietro, la Ponale è classificata come un sentiero alpino, quella di Limone è una ciclabile a tutti gli effetti.

Di certo, la ciclabile, sin dal giorno dell’inaugurazione con il ministro Danilo Toninelli, ha registrato un successo strepitoso: a ieri, precisava il sindaco, 75mila passaggi, quasi 2mila al giorno.

Mauro Malfer, presidente della Comunità dell’Alto Garda e Ledro, se ne guarda bene dall’entrare nella discussione sull’opportunità o meno di una ciclabile a sbalzo in territorio bresciano: «Non voglio entrare nel merito, se hanno scelto quella soluzione progettuale, avranno fatto i loro conti – commenta Malfer – noi abbiamo preferito fare qualche passaggio in più, cercando di coniugare gli aspetti fondamentale: la sicurezza e l’impatto paesaggistico. I primi 1.100 metri previsti dal progetto saranno quasi esclusivamente in galleria, proprio per rispondere ai due obiettivi sopra esposti».

«Nei prossimi giorni chiederemo agli enti pubblici competenti di visionare il progetto dell'opera e in particolare rilevare se è stata fatta, da parte dei progettisti una valutazione accurata dell'analisi dei rischi idrogeologici», è il commento dei consiglieri di opposizione in Comunità di valle Ezio Viglietti e Angioletta Maino. «La frana testimonia in modo inconfutabile che il progetto di una pista ciclabile a sbalzo nella roccia risulta tecnicamente sbagliata e che occorre trovare soluzioni migliori per garantire la sicurezza. D’altra parte vengono utilizzati le risorse economiche del fondo comuni confinanti della legge 191/2009, a cura delle Provincie Autonome di Trento e Bolzano, per un ammontare complessivo di 80 milioni di euro all’anno. Non è per niente detto che la priorità sia rappresentata dalla pista ciclopedonale, esistono esigenze socioeconomiche più importanti e urgenti». «Per quanto riguarda il sentiero Ponale – proseguno - percorso da circa 500.000 persone all'anno, non si può liquidare la questione con la ingegnosa dicitura "sentiero alpino percorribile con Bike". In caso di infortuni gravi chi è responsabile? I sindaci dei comuni di Riva della Garda e Ledro? Il gestore del sentiero “Mondo Ponale”? La Provincia Autonoma di Trento? In caso di violazione delle regole di circolazione, chi controlla? A questi quesiti – concludono Viglietti e Maino - occorre dare presto risposte univoche». (g.f.p.)















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