«Ex Cattoi, Matteotti si è astenuto sul diniego»
RIVA. «Sorprendenti le dichiarazioni di Andrea Matteotti»: lo dicono dal Pd di Riva in relazione all’intervento ospitato ieri su queste pagine, nel quale il consigliere del Movimento 5 Stelle...
RIVA. «Sorprendenti le dichiarazioni di Andrea Matteotti»: lo dicono dal Pd di Riva in relazione all’intervento ospitato ieri su queste pagine, nel quale il consigliere del Movimento 5 Stelle chiedeva le dimissioni del presidente della commissione urbanistica (il “dem” Gabriele Bertoldi) con l’accusa di “melina” sul futuro dell’ex Cattoi in attesa del Tar. «Proprio chi ha sempre fatto della legalità e del rispetto delle regole una bandiera – replicano dal Pd – ora ci vorrebbe insegnare che in realtà, a proprio uso e consumo, si possono interpretare, modificare e piegare. Chi si è astenuto nei passaggi più critici della vicenda fascia lago, lavandosene le mani come nel caso del diniego al progetto (piano di comparto, ndr) sull’area ex Cattoi, e ha lasciato ad altri la responsabilità delle scelte, ora rinfaccia mancanza di coraggio. Troppo comodo». Per Matteotti l’amministrazione non ha un’idea propria: «La nostra visione di città è rintracciabile in ogni nostra azione e si sta già realizzando. I nostri indirizzi: totale difesa del suolo, alleggerimento di tutti i centri urbani, impulso forte alla rete ciclopedonale, trasformazione della viabilità da transito est-ovest a direttrici nord-sud, guardando con risolutezza al treno. Sulla fascia lago il Pd di Riva si è sempre espresso per il più verde possibile a sud di viale Rovereto e per l'alleggerimento progressivo e la riqualificazione del viale. Rivendichiamo come centrosinistra autonomista di essere stati in grado di costruire un lungolago sempre più bello e di aver instradato una rivoluzione viabilistica e di mobilità. Se ci troviamo a parlare di “completamento” della fascia lago è perché qualcuno l’ha avviata. Ora stiamo proseguendo in quel solco». Riguardo alla commissione, completa fiducia a Bertoldi: «Le leggi e i regolamenti non li decidono né il presidente, né il consigliere Matteotti né altri, e non possono essere stiracchiati a proprio uso e consumo. Durante sei sedute la commissione si è presa tempo per valutare gli approfondimenti richiesti legittimamente da più parti in relazione alla segretazione e alle parti procedurali. Onestà intellettuale imporrebbe al consigliere pentastellato di riconoscere che le varie problematiche di ordine procedurale sono state poste non certo dal presidente, ma da altri consiglieri (lui compreso) e che hanno obbligato gli uffici a un lavoro supplementare che obbligatoriamente ha dilatato i tempi di trattazione». Per il Pd anche il «muro di diffidenza e di scontro impedisce proprio quel sano confronto auspicato da Matteotti. Probabilmente con un approccio meno supponente anche i lavori sarebbero più celeri. Con i retini che andremmo a porre e le norme che scriveremo, prima in commissione e poi in Consiglio, potenzialmente possiamo risolvere problematiche importanti e porremo le basi sullo sviluppo futuro. Invitiamo perciò tutte le forze politiche a favorire il dialogo e il miglioramento delle proposte con il contributo di ciascuno». M.CASS.