Rifiuti, le Acli trentine “scelgono” il rigassificatore: «Avviare presto la sperimentazione»
«Consentirebbe un’organizzazione a moduli del recupero energetico». Soluzione con meno costi, tempi più brevi e maggiore elasticità rispetto al termovalorizzatore
TRENTO. La modalità di gestione razionale dei rifiuti, la loro riduzione, l’incentivazione delle raccolte differenziate e lo sviluppo di una rinnovata cultura del riutilizzo dei materiali e delle risorse rappresentano lo specchio della nostra civiltà. Questo il tema di una conferenza stampa indetta questa mattina (23 marzo) dalle Acli provinciali con il presidente Luca Oliver, Claudio Scaramuzza, presidente Circolo Acli di Gardolo e Nicola Simoncelli, membro di presidenza Acli trentine, di Rovereto. Una provincia autonoma come il Trentino, con una secolare tradizione partecipativa improntata ai principi della responsabilità, deve rappresentare un modello non solo di autogoverno ma anche di economia circolare e sostenibile. Per questo è necessario adottare una strategia che punti alla massima riduzione della frazione residua e al suo parziale recupero adottando le migliori soluzioni tecnologiche a disposizione.
È necessario in primo luogo efficientare ed armonizzare il sistema delle raccolte differenziate con un sistema unico in tutta la provincia puntando al recupero dei materiali che vada ben oltre l’attuale soglia del 77,5% e si ponga l’ambizioso obiettivo di arrivare all’85-90%. Non quindi 12 gestori con modalità pure diverse ma un’unica regia. È pertanto necessaria una diffusione capillare dei sistema porta a porta e l’implementazione di campagne rivolte ai cittadini, alle famiglie, alle scuole ed alle imprese per sviluppare una nuova consapevolezza e responsabilità verso la riduzione, il recupero, il riutilizzo e il riciclaggio dei materiali e dei rifiuti. Tenendo presente che Trento e Rovereto fanno la differenziata da soli 20 anni mentre alcuni comuni della provincia sono ancora fermi al palo.
È necessario togliere definitivamente le campane stradali ed aumentare il numero dei Centri di Raccolta dei Materiali (Crm) sia nei centri maggiori, sia presso i comuni e frazioni che ne sono ancora sprovvisti. È necessario inoltre applicare la cosiddetta “tariffa puntuale” sulla frazione residua in modo tale che il pagamento della tassa rifiuti sia parametrato all’effettiva quantità di rifiuto prodotto dalla singola utenza, responsabilizzando la stessa a comportamenti virtuosi nella pratica della differenziazione.
Sarebbe poi necessario valutare con attenzione la proposta di un gestore unico a livello provinciale in modo tale da razionalizzare ulteriormente sia l’organizzazione delle raccolte, sia l’economia di scala nell’organizzazione del servizio. Infine, è stato detto – riteniamo fondamentale l’organizzazione di specifici “Centri del riuso” come previsto dal DL 116/20 nazionale ma mai applicato in provincia di Trento il quale, recependo la Direttiva europea in materia di economia circolare, prevede la costruzione di specifici punti di raccolta e distribuzione di materiali recuperabili e riutilizzabili da altri utenti quali mobili, manufatti, suppellettili, elettrodomestici, apparecchi informatici e oggetti vari, altrimenti destinati allo smaltimento in discarica.
Altrettanto fondamentale è infine l’organizzazione di specifici “patti di azione” fra la pubblica amministrazione, i comuni e le forze sociali (volontariato, gruppi spontanei, organizzazioni del terzo settore) e produttive (imprese, esercizi commerciali e turistici) per la riduzione all’origine degli imballaggi e per la diffusione di una nuova cultura ambientale orientata alla riduzione e recupero dei materiali, nonché al decoro e alla bellezza dei centri urbani e del paesaggio.
Per quanto riguarda, infine, il problema dello smaltimento della frazione residua, le Acli e i Presidenti dei Circoli, chiedono alla Giunta provinciale di valutare attentamente la proposta di un impianto modulare di gassificazione dei rifiuti. Come analizzato da una recente ricerca sui diversi scenari relativi allo smaltimento della frazione residua realizzata dall’Università di Trento e dalla Fondazione Kessler, quella del gassificatore risulta essere la soluzione più vantaggiosa sia dal punto di vista dei costi di realizzazione, sia dal punto di vista dell’impatto ambientale con minori se non nulle emissioni di anidride carbonica e di pericolose diossine. Dal ciclo di gassificazione si produrrebbe infine un particolare prodotto gassoso (il Syngas), che potrebbe essere riutilizzato per produrre energia termica ed elettrica, come avviene in altri processi industriali consolidati, con il conseguente abbattimento dei costi di ammortamento dell’impianto. Contrariamente alle rigidità di progettazione e localizzazione dell’inceneritore, il gassificatore consentirebbe un’organizzazione a moduli del recupero energetico da rifiuti.
In sostanza, tramite le tecnologie utilizzate attualmente in diversi contesti industriali privati, è possibile organizzare il recupero di energia da rifiuti adottando uno a più impianti a moduli che variano dalle 4.000 alle 8.000 tonnellate l’anno, con la possibilità di aumentare il numero dei moduli a seconda delle esigenze di smaltimento. In questo modo si avrebbe la possibilità di superare la rigidità dell’impianto di incenerimento, che prevede fra l’altro un impegnativo investimento con tempi di realizzazione non inferiori ai 4-5 anni, nei quali sarà necessario gestire una fase di emergenza contrassegnata dall’esaurimento delle discariche esistenti e dalla necessità di trovare altre soluzioni per lo smaltimento, quali ad esempio l’invio della frazione residua presso altri impianti fuori provincia.
I Circoli Acli della provincia di Trento, unitamente alla Presidenza del movimento, ritengono pertanto urgente e necessaria l’avvio di una fase di sperimentazione della soluzione del gassificatore da realizzare nell’arco di pochi mesi per arrivare in una fase successiva all’approntamento di un progetto definitivo rivolto alla chiusura del cerchio dello smaltimento dei rifiuti in provincia di Trento. Su questi temi le Acli sono a disposizione per promuovere momenti di approfondimento, confronto, dibattito e verifica sugli sviluppi e l’attuazione del Piano provinciale e per la diffusione di una nuova cultura della gestione dei rifiuti all’interno della comunità trentina. C.L.