Quell'ultimo abbraccio a Ester dato solo per strapparle la vita
La donna si era rivolta a un’avvocata per una mediazione sull’affidamento dei figli. Secondo gli inquirenti, Igor Moser è uscito da casa con il coltello da caccia determinato a uccidere l’ex compagna
TRENTO. «Ciao Igor, come va?» «Benon». Così ha risposto Moser alla vicina che l'ha visto uscire dall'abitazione di Montalbiano, frazione di Valfloriana, giovedì mattina. «Benon» ha detto prima di salire sul pick-up, di lasciare in fretta il paese e di raggiungere la casa di Castello di Fiemme dove si è tolto la vita. Eppure aveva appena sferrato una coltellata alla gola della ex compagna Ester Palmieri, lasciandola morire dissanguata, riversa sul pavimento della cucina. In quel brevissimo scambio di parole con la vicina, Igor Moser non ha lasciato trapelare nulla del suo stato d'animo, non era apparso sconvolto né agitato. La sua compostezza nel saluto - per gli inquirenti - sarebbe l'ennesima dimostrazione di una premeditazione del piano omicida. Una determinazione a uccidere che derivava dalla consapevolezza che nulla sarebbe più stato come prima, perché Ester aveva messo definitivamente la parola fine alla loro storia. Nei giorni scorsi Igor Moser aveva ricevuto un avviso di raccomandata, ma ha provveduto a ritirarla solo su sollecitazione di Ester: era la lettera dell'avvocata Marta Luchini a cui si era rivolta la ex compagna per una mediazione sull'affidamento dei figli. Martedì 9 gennaio Moser ha contattato l'avvocata e compreso che indietro non si sarebbe più potuto tornare; giovedì 11 ha ucciso la ex compagna e si è tolto la vita. Ester, 37 anni, madre di tre bambini e titolare dello studio olistico "Scintilla Alchemica" di Casatta, e Igor, 45 anni, boscaiolo e compagno della donna per oltre dodici anni, non avevano appuntamento la tragica mattina di giovedì. I carabinieri del nucleo investigativo provinciale hanno acquisito i cellulari di entrambi per un'analisi tecnica approfondita, ma non risulta a nessuna delle persone vicine alla coppia che dovessero vedersi. Igor sarebbe partito da Castello, dalla casa di proprietà della sua famiglia in cui viveva da poco prima di Natale, diretto a Montalbiano con l'intenzione di uccidere la ex. Aveva portato con sé il coltello da caccia con cui ha colpito mortalmente Ester, avendo cura di coprire la lama di 22 centimetri con una custodia di cartone, probabilmente per meglio celare l'arma sotto il giaccone. Alle 9 circa è arrivato a Montalbiano per mettere in pratica il suo lucido disegno criminale. Sapeva che a quell'ora Ester era a casa sola, dopo aver accompagnato i figli a scuola e il cane a fare la passeggiata. Non ci sarebbe stata alcuna discussione fra i due - i vicini non hanno sentito rumori o voci alte - probabilmente hanno parlato dei figli, ma senza manifestare rancori per la fine della loro storia d'amore. Gli inquirenti ipotizzano che Igor abbia atteso il momento giusto, quando Ester gli ha voltato le spalle, per poi colpirla al collo con la punta della lama. L'avrebbe bloccata cingendola con il braccio, forse fingendo un momento di tenerezza (la donna stringeva in una mano gli occhiali da vista) e un attimo dopo le ha sferrato una coltellata, un colpo unico - è stato accertato in sede di autopsia - che le ha tranciato la giugulare e la carotide sinistra. Forse Ester si è accorta all'ultimo istante di quanto stava accadendo e ha tentato una blanda difesa: un leggerissimo graffio è stato trovato su un polpastrello. Poi si è spenta in uno o al massimo due minuti per shock emorragico, come è emerso dall'esame effettuato ieri dal professore Dario Raniero dell'equipe di medicina legale di Verona, su incarico della pm Maria Colpani. È stato inoltre appurato che l'arma del delitto è proprio il coltello da caccia che gli inquirenti hanno trovato conficcato nella stessa trave di legno in cui Igor ha appeso la corda con cui si è tolto la vita. Sulla lama erano rimaste tracce del sangue della donna.