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Profughi ucraini: 20 euro al giorno alle famiglie che accolgono

Previsto un contributo fino a 900 euro per le famiglie di rifugiati che trovano un’autonoma sistemazione. E i medici ucraini potranno lavorare in Italia


di Lorenzo Attianese


ROMA. Chi scappa dalla guerra in Ucraina continuerà ad essere ospitato presso le famiglie, ma anche in monasteri, in case disabitate da tempo per ripopolare vecchi borghi o in abitazioni che potranno essere affittate attraverso un contributo dello Stato italiano.

Sono due i binari su cui viaggia il sistema dell'accoglienza dei profughi, che a breve sarà definito con delle ordinanze della Protezione civile.

Il capo del Dipartimento, Fabrizio Curcio, metterà nero su bianco a chi e come andrà distribuita una parte dei 400 milioni stanziati dal Governo nell'arco di una prima fase di sei mesi.

E i numeri degli arrivi continuano a crescere: le persone giunte finora in Italia sono 55.711. Di queste, 28.537 sono donne, 4.776 uomini e 22.398 minori: nelle ultime ore l'aumento è stato di circa 2mila individui.

L'ipotesi - per almeno 60mila profughi e per una durata di tre mesi dall'arrivo in Italia - è di un contributo di circa 600 euro al mese (o fino a 900 euro a seconda del nucleo familiare) ai rifugiati ucraini che trovino un'autonoma sistemazione, una formula simile a quella utilizzata per gli sfollati del terremoto.

Restano poi le coperture per quei 15mila posti che potranno essere individuati dalle associazioni del terzo settore, grazie a un contributo di circa 20 euro al giorno per ogni profugo preso in carico attraverso il sistema dell'accoglienza diffusa: somma che sarà poi devoluta alle famiglie o alle strutture che ospitano.

Su questo fronte, ad essere mobilitati sono anche gli enti religiosi. La rete Caritas delle varie diocesi è già in contatto con parrocchie e istituti che hanno messo a disposizione spazi da inserire nel sistema di accoglienza che le Prefetture stanno coordinando.

Parte dei fondi andrà anche ai Comuni, che stanno individuando strutture e appartamenti. La Calabria ha già annunciato uno stanziamento affinché si possano ospitare gli ucraini in quei borghi che stanno scomparendo, ripopolando paesini di poche migliaia di abitanti con la presenza dei profughi mettendo in pratica la "rifunzionalizzazione delle abitazioni".

Per quanto riguarda invece il sostegno per l'assistenza sanitaria ai rifugiati, si riconoscerà alle regioni e province autonome un contributo forfettario per l'accesso alle prestazioni del Servizio sanitario nazionale, per i richiedenti e titolari della protezione temporanea per un massimo di 100mila persone.

Restano le agevolazioni per favorire l'introduzione di queste persone nel mondo del lavoro (i medici ucraini potranno esercitare anche in Italia) e l'integrazione dei ragazzi attraverso la scuola.

Al momento sono già migliaia gli studenti fuggiti dall'Ucraina già inseriti nel sistema scolastico italiano e il Ministero dell'Istruzione milioni di euro per il supporto alle istituzioni scolastiche coinvolte nelle attività di iniziale mediazione linguistica e socio-culturale.

La mobilitazione per l'accoglienza dei profughi passa anche per la complessa macchina della burocrazia messa in moto ormai da settimane. Una mole che, secondo i sindacati di polizia, comincia a pesare. "Il carico di lavoro degli uffici immigrazione delle questure, già da tempo in sofferenza, si è aggravato con l'arrivo dei rifugiati ucraini. Adesso rischiamo un clamoroso stop di tutte le pratiche sul territorio nazionale se non saranno prorogati i contratti in scadenza dei 1.400 lavoratori somministrati che operano negli uffici immigrazione delle questure e delle prefetture oltre alle commissioni territoriali", denuncia la Silp Cgil annunciando la protesta in piazza lunedì prossimo a Roma. 













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