Trento

Picchiata dal marito da quando aveva 15 anni, lo denuncia. L’uomo allontanato da casa

La donna, una kossovara di 45 anni, dopo trent'anni ha trovato la forza di ribellarsi e di rivolgersi alla polizia



TRENTO. Ha trovato il coraggio di denunciare l’uomo che la picchiava da trent'anni, da quando - ancora 15enne – era stata costretta dalla famiglia a sposarlo in Kossovo. Lo ha fatto quando ha temuto per la vita dei suoi due figli.

La Squadra Mobile di Trento ieri (24 giugno) ha dato esecuzione ad una misura cautelare del divieto di avvicinamento ad una donna di 45 anni, da parte del marito 47enne anche lui di nazionalità kossovara.

La donna alla fine del mese di maggio si è rivolta agli investigatori della Squadra Mobile, specializzati nei reati cosiddetti “codice rosso”. Ha raccontato che il 31 maggio di quest’anno, nel corso di una lite è stata colpita più volte dal marito che le ha causato una serie di ematomi nella parte superiore del corpo, guaribili in cinque giorni secondo i sanitari dell’ospedale “Santa Chiara”.

Nel corso dell’audizione, la vittima non si è limitata a riferire circa le percosse subite alla fine del mese di maggio. Ma ha delineato un’escalation di soprusi, violenze, fisiche e verbali nonché minacce, subite a partire dal 1981, ovvero da quando, quindicenne, ha sposato il marito in Kosovo, secondo il volere delle rispettive famiglie.

All’indomani del matrimonio, l’uomo ha inflitto una serie di terribili vessazioni alla coniuge, all’epoca minorenne, facendola entrare in una spirale di violenza inaudita, fatta di continui litigi, insulti, mediante epiteti tesi a denigrarla fisicamente e psicologicamente. In più d’una occasione la donna è stata stretta in una morsa del marito, che l’ha cinta dal mento, così forte da immobilizzarla, lasciandola senza forze in balia dell’uomo.

Le violenze sono continuate anche quando i due si sono trasferiti in Italia e sono continuate per otto anni a partire dal 2013. A cavallo tra il 2013 ed il 2014, la donna ha raccontato agli investigatori della Squadra Mobile di essere stata picchiata così forte dal coniuge al punto tale da non riuscire più a muoversi, riuscendo a fatica a fare le scale per rientrare nel suo appartamento.

Un altro episodio in cui la violenza del marito è stata di inusitata violenza è avvenuto nel 2019. L’uomo ha colpito in volto la moglie con sberle e pugni , percuotendola fino a provocarle numerosi lividi sulle braccia.

Gli agenti della Squadra Mobile hanno verificato dai referti del pronto soccorso dell’ospedale Santa Chiara, che la donna avesse fatto più volte ingresso all’ospedale.

Nel 2016, all’esito della vista specialistica, gli è stato diagnosticato uno stato di forte ansia con sintomi di “astenia e dolore toracico oppressivo”. E così negli anni successivi.

La donna ha raccontato di non aver mai voluto denunciare l’uomo per la paura delle ritorsioni per sè ed i figli. Ma di essersi convinta quando le minacce dell’uomo sono diventate sempre più frequenti e si sono indirizzate anche contro i due figli della coppia.

Il provvedimento del Giudice per le Indagini Preliminari di Trento, richiesto dalla Procura di Trento, ed eseguito dalla Squadra Mobile, ha previsto che l’uomo debba rimanere ad una distanza minima di 500 dalla donna nonché dai luoghi abitualmente frequentati da quest’ultima, siano essi l’abitazione oppure il posto di lavoro.













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