Salta un tombino a Selva case senz’acqua per due ore 

L’emergenza. Intervento d’urgenza ieri mattina di vigili del fuoco di Levico e tecnici della Stet Rete idrica chiusa dalle 10 a mezzogiorno: il danno (riparato) non ha interessato gli allacciamenti


Franco Zadra


Levico terme. Intervento dei vigili del fuoco volontari, ieri mattina, nell’abitato di Selva, per un tombino che, all’altezza del numero civico 19 di via per Selva, e poco prima del civico 36, è stato sollevato da un copioso fiotto di acqua potabile. Poco prima delle 10 alcuni residenti hanno richiesto l’intervento dei vigili del fuoco i quali subito accorsi con autobotte e mezzo di primo soccorso, una volta circoscritta l’area d’intervento hanno a loro volta fatto intervenire i tecnici della Stet, abilitati a operare sulla condotta d’acqua.

Tecnici che hanno per prima cosa provveduto a chiudere l’anello dell’acqua potabile a monte e a valle del tombino interessato. I vigili del fuoco hanno dunque potuto prosciugare il pozzetto del tombino per permettere ai tecnici Stet di rendersi conto di un raccordo a “T”, cosiddetto “cieco” poiché non collegato ad alcuna utenza, ma solamente predisposto per quella, il cui tappo di ferro era saltato a causa della corrosione.

«L’acqua arriva in quel punto – ha spiegato il comandante dei vigili del fuoco, Ezio Acler – a grande pressione poiché la presa d’acqua si trova molto a monte dell’abitato. Per questo ha avuto la forza di sollevare il tombino. Nulla di paragonabile però alla rottura del collettore che questa estate aveva interessato ancora Selva e interrotto l’erogazione dell’acqua per l’intero abitato».

Sostituito il raccordo a “T” e riaperta la mandata, in un paio d’ore tutto è ritornato alla normalità e i residenti di via per Selva hanno riavuto l’acqua nelle case anche prima di mezzo giorno. Curioso il fatto che nel pomeriggio, quando ci siamo recati sul posto per verificare la notizia della rottura, incontrando vari passanti non abbiamo trovato nessuno che sapesse dell’accaduto. Eppure la strada è rimasta chiusa per almeno una mezzora e l’acqua aveva invaso la carreggiata con il tombino che pareva un geyser islandese.

«Si sa, le cose si rompono – ci ha detto un signore che nel primo pomeriggio passeggiava proprio sopra il tombino oggetto dell’intervento dei vigili del fuoco -, così anche gli acquedotti si possono rompere». Un fatalismo che intenerisce, ma rischia di far pensare al servizio di protezione, tra il resto pure volontario, svolto per lo più nel silenzio dal nostro Corpo dei vigili del fuoco, come a qualcosa di scontato, ovvio, dovuto. Ma è per noi un’altra occasione per dire grazie a questi uomini e donne che senza clamore incarnano il vero significato del vivere in società e vivono allo stesso modo il loro servizio, sia per un disastro come quello che è stata la tempesta Vaia che per un raccordo in via per Selva. «Quando abbiamo visto – ha detto ancora il comandante Acler – che le squadre della Stet avevano tutto sotto controllo, come vigili del fuoco abbiamo fatto rientro, ciascuno alle sue occupazioni».













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