Palù ricorre a Roma per l’acqua
Il contenzioso. Il Comune mocheno ha presentato istanza al Consiglio di Stato in quanto escluso, perché “autosufficiente”, dalla possibilità di prelevare dal Rio Sigismondi concesso dalla Provincia al Cmf Viarago a scopo irriguo e al Comune di Sant’Orsola per uso domestico
Pergine. Ricorso direttamente al Consiglio di Stato contro la concessione del prelievo d’acqua che il Cmf Viarago (presidente Luigi Sittoni) si è visto autorizzare dalla Provincia sul Rio Sigismondi. E’ stato presentato dal Comune di Palù del Fersina, sul cui territorio scorre il rio in questione. Il ricorso è quindi contro l’autorizzazione rilasciata dal servizio competente della Provincia.
Le origini della diatriba
La decisione ha origini datate e fa parte di un’operazione piuttosto complessa che vede attori oltre al Cmf Viarago (con il Cmf Valle dei Mocheni, di secondo grado) anche il Comune di Sant’Orsola e naturalmente anche il Comune di Palù del Fersina. Un anno fa, il Cmf Viarago (Pergine) aveva fatto domanda di concessione di acqua a scopo irriguo alla Provincia. La motivazione principale consisteva nel fatto che l’acqua irrigua utilizzata era (ed ancora) inferiore rispetto alla superficie coltivata. Era stato verificato che la portata del rio Sigismondi avrebbe potuto contribuite a scopo irriguo con 12/15 litri al secondo con l’acqua destinata alle coltivazioni di Viarago.
Il progetto irriguo
Ne era nato un progetto con quasi un milione di spesa, salito a 1.250.000 euro in quanto si era aggiunto un bacino di accumulo.
Acqua potabile
Ma anche il Comune di Sant’Orsola aveva chiesto di poter attingere acqua al rio Sigismondi a scopi potabili. Da sempre, il paese di Sant’Orsola è carente d’acqua potabile e l’amministrazione comunale intendeva risolvere almeno in parte il problema. Altra domanda era stata presentata sempre per l’acqua del Rio Sigismondi, dal Comune di Palù del Fersina e sempre a scopi potabili. L’istruttoria da parte degli uffici della Provincia era andata avanti con una serie di accertamenti. Al termine, (cinque mesi fa) l’autorizzazione al prelievo a scopi irrigui era stata rilasciata al Cmf Viarago (e al Cmf Valle dei Mocheni). Anche perché, opera di presa e condotta di derivazione venivano realizzate su terreni della Provincia senza interessare il territorio di Palù. La Provincia comunicava inoltre che a richiesta di prelievo presentata da Sant’Orsola era compatibile e quindi possibile la realizzazione della presa a scopo potabile.
Palù escluso
Veniva invece respinta la richiesta di acqua pure a scopo potabile presentata da Palù del Fersina. I servizi di settore della Provincia facevano sapere che il Comune di Palù aveva acqua più che sufficiente per la rete potabile anzi secondo i parametri stava utilizzando una quantità d’acqua potabile ben superiore ai parametri previsti secondo la normativa. Esattamente 41 litri/secondo in più.
Ma c’è un altro aspetto da considerare ed era emerso in una recente riunione del Cmf Sant’Orsola (presieduto da Franco Paoli, che il Cmf valle dei Mocheni che, consorzio di secondo grado, comprende Fierozzo, Sant’Orsola e Viarago). In sostanza, per poter prelevare l’acqua dal rio Sigismondi, il Comune di Sant’Orsola aveva predisposto due soluzioni progettuali, una delle quali avrebbe potuto servire anche a Palù. Ma fino a quel momento, non c’erano state risposte da Palù. La “risposta” è di questi giorni con il ricorso al Consiglio di Stato, essendo trascorsi i termini per rivolgersi al Tar regionale, con il quali veniva impugnata l’autorizzazione coinvolgendo anche Provincia, Bacini Montani e Servizio acque.