La fibra ottica è a rischio rotture
I lavori in viale Venezia hanno messo in evidenza che i cavi sono coperti da pochi centimetri di terra
PERGINE. Sorpresa in questi giorni, nel corso dei lavori per la realizzazione della pista ciclabile lungo viale Venezia. L’opera è giunta al tratto prospiciente la banca e di fronte alla Rotonda. Scavi con la ruspa per asportare il manto stradale e le delimitazione in porfido ed è emerso che i cavi della rete per la fibra ottica interrati qualche anno fa per conto di Network Trentino, non erano poi tanto interrati. Solo qualche centimetro e quindi appena sotto il manto d’asfalto che ricopre la carreggiata di viale Venezia.
La scarsa profondità dei cavi (che a quanto pare dovrebbe essere di 40 cm) ha preoccupato non poco gli operai dell’impresa Lorenzo Zampedri che sta effettuando i lavori, in quanto si è corso il rischio di strappare i cavi stessi. Gli scavi necessari per realizzare il sottofondo della ciclabile non vanno molto in profondità e comunque ben al di sopra dei 40 cm. Sono stati comunque sufficienti per “incappare” nella rete della fibra ottica che in quel punto interessa principalmente i vicini uffici della banca. «Siamo stati a pelo dallo strappare tutto anche se evidentemente senza volerlo, e i danni sarebbero stati piuttosto consistenti - ci hanno riferito ieri in cantiere - soprattutto per la banca che si sarebbe vista interrompere ogni genere di comunicazioni».
Immediata sospensione dei lavori con intervento del progettista l’architetto Renzo Giovannini, che ha provveduto ad avvertire l’ingegner Luca Paoli, dirigente dell’ufficio tecnico comunale. Altrettanto rapida la comunicazione a Trentino Network con sopralluoghi per constatare la situazione. Dopo le verifiche, si è preso atto, della “posizione” dei cavi e “messa a verbale” (per i posteri).
E’ stato accertato che non si sono verificati danni e i cavi della fibra ottica potevano restare dove erano in quanto erano compresi nel tratto occupato dalla ciclabile e quindi non soggetta a lavori di ripristino dell’asfalto. Il pericolo di ritrovarli tra i “denti” dello scavatore stava proprio qui. In caso di ripavimentazione, con l’operazione di “scarificazione” dell’asfalto, i cavi sarebbero potuti venire alla luce provocando danni.
In quel tratto di ciclabile sono state necessarie alcune modifiche alle pendenze proprio per il manto di asfalto che con le ricariche effettuate negli anni senza prima aver tolto lo strato usurato, aveva reso difficoltoso se non addirittura impedito, un regolare scarico delle acque reflue. Si è dovuto quindi modificare le pendenze.