«Fusione di Amnu e Stet i vantaggi sono per tutti» 

La presidente di Stet. Manuela Seraglio Forti parla del futuro delle partecipate: «Unendo le due società si tagliano i costi aziendali, si migliorano i servizi e si abbassano i costi per i cittadini»


Maddalena Di Tolla Deflorian


Pergine. La fusione tra le due partecipate, Stet e Amnu è un obiettivo importante per l’amministrazione perginese. Lo ha ribadito di recente il sindaco Roberto Oss Emer. Le due società hanno oggi complessivamente un patrimonio di 60/70 milioni di euro e se fuse, avrebbero 118 dipendenti. Stet vale circa 10 volte Amnu. Della fusione, che dovrà passare il vaglio dei Comuni interessati, spiega i vantaggi la presidente di Stet, Manuela Seraglio Forti, in carica dal 2013 fino a maggio 2022.

Presidente, quali vantaggi porta integrare le operatività societarie e arrivare alla vera e propria fusione?

Iniziamo col dire che abbiamo iniziato già nel 2014 l’integrazione operativa, perché ci permetteva di recuperare risorse economiche e umane. Abbiamo stipulato un Contratto di rete (rinnovato nel 2020). Faccio un esempio pratico: abbiamo un unico server. Consideri che i server hanno una procedura per privacy sicurezza: solo con questa mossa abbiamo risparmiato 200.000 euro per l’installazione e ogni anno risparmiamo sulla manutenzione 50.000 euro. Inoltre, già adesso abbiamo per Stet e Amnu un punto unificato per gli sportelli, dando maggiore comodità al cittadino. Un altro punto sono gli appalti, che implicano uno sforzo notevole: avere un unico ufficio, dove confluiscono le competenze specifiche di settore, fa risparmiare. Unificare produce economie di scala per qualsiasi acquisto, fra l’altro abbiamo da tempo un unico direttore. Diciamo che ora l’integrazione operativa è completa, il prossimo passo sarebbe la fusione societaria se i Comuni saranno d’accordo sul percorso. Con la fusione si può dimezzare i costi di governance, con un solo cda e un solo collegio sindacale. Da subito io e il presidente di Amnu, Dolfi siamo entrati in sintonia sugli obiettivi delle aziende. I risparmi possono andare in bolletta ma anche in investimenti, ad esempio sull’illuminazione pubblica. Cambierebbe in meglio la qualità del servizio.

Adesso cosa succede?

Di recente i sindaci dei Comuni proprietari delle quote delle due società ci hanno dato il mandato di studiare le possibili conseguenze. Il tema delicato è che non abbiamo fra i soci gli stessi Comuni. Ad esempio, Stet (che ha 14 soci) conta tra i soci Borgo, mentre Amnu no. Amnu ha 15 soci e in comune le due società oggi contano tra i soci solo 9 comuni. Bisognerà essere sicuri che il peso che ha ogni Comune oggi sia garantito, quanto meno in termini di dividendi distribuiti. Ogni anno distribuiamo 6/700.000 euro per i Comuni, sono molto orgogliosa di questi risultati. Quest’anno, essendo un anno difficile, abbiamo potuto restituire il doppio ai Comuni, ovvero 1 milione e 200mila euro. Il comune di Pergine da Stet incassa circa 400.00 euro l’anno. Quindi, in accordo con la conferenza dei sindaci, abbiamo incaricato un consulente (la società Trevor), che al termine di questa analisi ci dirà come cambierebbero gli equilibri. Serviranno poi varie perizie tecniche e giuridiche.

Per le due società la fusione porterebbe vantaggi di mercato?

Chiaro che per Stet e anche per Amnu avere all’interno della loro compagine soci che oggi non hanno, allargherebbe la possibilità di dare servizi a più enti, poi saranno i Comuni a decidere di prendersi anche i servizi dalla società in house di cui hanno quote.

Oltre al risparmio, quali vantaggi avrebbero i Comuni?

Avere una società di servizi come braccio operativo del Comune è diverso da avere una società come fornitore, ed è una cosa che molti hanno capito solo in questi anni, prima le società in house erano viste in modo negativo. Inoltre, le norme sugli appalti pubblici sono molto complesse e di grande e responsabilità, tali che i Comuni di piccole dimensioni spesso non sono in grado di supportarle. Noi abbiamo un ufficio appalti con personale competente e velocità importante: questo sarebbe portato in dote agli uffici dei Comuni che diventeranno soci, se vorranno.













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