«Ex Cavalletto, rifare la facciata serve a poco» 

Il caso. Aldo Luchi boccia il progetto di sistemazione degli esterni del palazzo di via Pennella «È pericolante, una semplice scossa potrebbe provocare il crollo dell’intero caseggiato»


ROBERTO GEROLA


Pergine. Stroncato fin da subito il paventato intervento alla facciata dell’ex Albergo Cavalletto che da decenni fa parlare di sé per la situazione di degrado ma non solo, in cui si trova. Il severo giudizio viene dall’ingegner Aldo Luchi un “esperto” in materia (oltre che candidato sindaco del centro destra) e lo fa con approfondite motivazioni soprattutto sulla “filosofia” dell’intervento, oltre che per i risvolti operativi di un’operazione che il professionista torna a sottolineare «totalmente sbagliata». Tutto questo affiancando (e superando) le tesi (pure contrarie) espresse dal Patt (con Roberta Bergamo) in un recente comunicato dove parla di "scheletro vestito in smoking" . Ma Aldo Luchi supera anche le molte “perplessità” di Nadia Delugan (presidente del Copi) che pure interviene in questa occasione dicendo la propria.

Le ragioni

«Sono la risposta - spiega Aldo Luchi -, a una operazione totalmente illogica. In sostanza si tenta di salvaguardare un bene storico pericoloso senza tenere in considerazione la sicurezza della persona. L’ex Cavalletto è un pericolo per l’incolumità della gente. E’ sostanzialmente a rischio crollo. Basta una piccola “scossa” e viene giù tutto, dentro e fuori, facciata restaurata compresa. La grossa crepa tra le due parti dello storico edificio è una chiara testimonianza, anche perché più volte in passato si è dovuto intervenire per “risanare” fin dove si poteva la situazione per un edificio che ha ben più necessità di qualche modesta pulizia. All’ex Cavalletto e in tempi successivi era stata costruita una aggiunta (di altra proprietà) e con il passare del tempo si era aperta la nota crepa che si “allarga” con il passare del tempo e gli eventi atmosferici. L’altra motivazione si rifà all’”immagine”.L’intervento di restauro facciata si rifà a quella principale, quella dell’ex Cavalletto, la parte di proprietà dell’imprenditore DeBiasi, non dell’aggiunta che rimarrebbe così com’è”. E quindi si creerebbe una situazione peggiore dell’attuale. Ripeto, una nuova facciata per accontentare parzialmente l’occhio del visitatore a scapito dell’incolumità? Assurdo, un intervento miope, fumo negli occhi alla gente. Le cose (case) devono essere al servizio delle persone e no le persone a servizio delle cose. L'immagine è solo fumo ed è inevitabilmente destinata a scomparire. Sono i contenuti che valgono e servono alla persona/cittadino! L'immagine vale come "spot" pubblicitario, funziona nei reality, Una semplice verniciata non serve a nulla».

Nadia Delugan

«Piuttosto che niente almeno la facciata - sottolinea la responsabile del Copi -. Sono anni che chiediamo un’immagine nuova per il centro storico. E l’x Cavalletto rappresenta da sempre uno degli elementi chiave per ridare un po’ di decoro al centro storico. Certamente potrebbe rappresentare una prima e molto parziale risposta con tutti i suoi limiti determinati dalle differenti proprietà».

La posizione del Patt

«Con l’annuncio da parte del sindaco Roberto Oss Emer, scrive il Patt, pare che il concetto di forma e sostanza di aristotelica memoria sia stato cancellato con un colpo di spugna, per mettere a tacere un dibattito fervente e atteso sull'argomento, e da una diretta responsabilità che ha visto l'attuale maggioranza incapace di fare proposte. Senza dubbio la proposta aggrava la situazione e rende merito all'attuale maggioranza di aver voluto trovare una soluzione fuorviante nella consapevolezza che il tempo è trascorso e che a distanza di pochi mesi dalle elezioni una risposta di questo tipo possa dare solo una soluzione che porterà alla creazione di un nuovo "scheletro in smoking", un progetto pensato non nella logica di "un recupero e ammodernamento del patrimonio esistente in risposta alla domanda di qualità" ma nella semplicistica e pur stringente dinamica elettorale, nella consapevolezza che prima o poi tutti i nodi arrivano al pettine».















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