levico terme - terminata l’affinatura in acqua di 2.016 bottiglie 

Dal lago esce il Trento Doc dei Romanese

LEVICO TERME. Nuova partita di spumante “sfornata” dalle acque del lago di Levico lungo la strada dei Pescatori. Prosegue così l’esperimento, diventando una prassi usuale, avviato cinque anni fa di...


di Roberto Gerola


LEVICO TERME. Nuova partita di spumante “sfornata” dalle acque del lago di Levico lungo la strada dei Pescatori. Prosegue così l’esperimento, diventando una prassi usuale, avviato cinque anni fa di far maturare lo spumante dentro le acque del lago di Levico a 20 metri di profondità a una temperatura costante di 7 gradi d’inverno e d’estate. Così ieri mattina, con la collaborazione dei sommozzatori della ditta Subwork di Pergine, sono stati ripescati i gabbioni metallici contenenti ciascuno circa 500 bottiglie per un totale di 2.016 bottiglie. Si tratta di spumante Trento Doc della Cantina Romanese di Levico che ha “inventato” questo sistema di maturazione. Sull’etichetta di ciascuna bottiglia campeggia la scritta “Spumante Lagorai”. Giorgio Romanese, titolare della cantina, spiega che «con la collocazione sott’acqua per due anni, lo spumante si affina, le bollicine sono più cremose, fini e resistenti. Si tratta di un conservazione che avviene in una cantina naturale e al buio; proprio questa condizione permette di ridurre l’uso di solfiti». «Per noi - aggiunge Romanese -, si tratta di un prodotto che unisce l’agricoltura, e l’enologia in particolare, alla natura (il vino è depositato in acqua), al turismo perché riesce a attirare molto interesse anche e soprattutto fuori dal Trentino».

A confermare questo interessamento, Romanese cita una serie di visite, articoli e interviste a livello internazionale. Alla cantina sono arrivate delegazioni irlandesi, i conduttori della trasmissione televisiva Geo & Geo, i quotidiani non solo locali, ma anche nazionali, oltre naturalmente alle riviste di settore anche straniere (come quelle tedesche) e poi riviste turistiche come “Dove” e specializzate come National Geographic.

«E’ dimostrazione - prosegue Romanese - che conferma come la Valsugana sia particolarmente vocata per l’enologia e quindi la produzione di vino al pari dei grandi nomi di vini italiani. Basti pensare che la produzione “Ferrari” della Famiglia Lunelli, risale a Giulio Ferrari di Calceranica che aveva ceduto tutto appunto ai Lunelli. Da parte mia, le coltivazioni le ho a quota 600 sul territorio di Levico».













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