Amnu e Stet, cambiamento nel segno della continuità 

L’assemblea delle partecipate. Rinnovati i cda delle due società a capitale pubblico: volti nuovi nei consigli, ma ai vertici sono stati confermati Alessandro Dolfi e Manuela Seraglio Forti


ROBERTO GEROLA


Pergine. Riconfermati ieri dalle rispettive assemblee i massimi vertici in Stet spa e Amnu spa, le due società a capitale pubblico che hanno in gestione rispettivamente acqua potabile e raccolta e smaltimento rifiuti (con servizi funebri): Manuela Seraglio Forti è rimasta al vertice di Stet mentre Alessandro Dolfi a quello di Amnu. Qualche modifica nello staff dei cda. Per Amnu: Luca Tomasi, Alessia Andreatta, Andrea Fontanari; collegio sindacale: Matteo Curzel, Mauro Failo, Claudio Alì. Per Stet: Ivan Poppi, Enrica Franzini, Marco Passamani; collegio sindacale: Rinaldo Pola, Antonio Borghetti, Patrizia Refatti.

Le due storiche “municipalizzate”, dopo oltre mezzo secolo di attività sono ora modificate profondamente anche nell’azione che svolgono.

Stet

La società ha chiuso il bilancio con un utile di poco inferiore ai 2 milioni di euro. La novità registrata in Stet è relativa al conferimento a Set del ramo d’azienda “distribuzione dell’energia elettrica”; ora Stet possiede quote per il 7,66% ed è il terzo azionista di Set. E alla distribuzione di energia elettrica si affianca anche quella del gas. Stet si occuperà di acqua (ciclo completo, e non solo per Pergine). A questo proposito, la società ha raggiunto l’equilibrio di bilancio dovuto a più utenti serviti, attenzione agli acquisti e alla conduzione degli appalti, lavoro in sinergia con Amnu spa nel settore amministrativo e di collaborazione con i Comuni soci.

Gli eventi principali nel corso del 2018, a parte l’accordo con Set, sono rappresentati dalle 1.000 azioni acquistate dalla Casa di risposo S.Spirito-Fondazione Montel, dalle 3.000 azione acuistate dal Comune di Albiano, e l’incremento dei ricavi (185%) derivanti dalla produzione di energia elettrica a Canezza. Stet gestisce anche l’impianto di trigenerazione. La quantificazione dei “certificati verdi” (incentivi) è stata contestata dal gestore dei servizi energetici (GSE) e per precauzione è stato accantonato una somma “rilevante”. In definitiva una spa con solidità finanziaria e un’ottima preparazione manageriale

Amnu

L’utile netto della società di viale dell’Industria ammonta a 34.883 euro. «Si tratta - si scrive nel comunicato emesso - di una conferma della “mission” che è quella non di fare utili, ma tenere sotto controlli i costi per contenere le tariffe ridotte dell’8,34% dal 2014». L’utile conseguita si rifà ai risparmi sulla raccolta rifiuti, spazzamento strade e tariffazione; ma anche ai proventi dall’attività funebre-cimiteriale e rifiuti speciali. Gli elementi che hanno caratterizzato il 2018: i ricavi totale ammontano a 8,61 milioni (meno corrispettivi ricevuti sulla carta, causato dal blocco degli imballaggi europei voluto dalla Cina); attenta gestione delle spese e dei percorsi di raccolta, più pensionamenti; calo (-2,2% dei rifiuti conferiti in discarica, incremento (6,7 %) dei rifiuti riciclati; aumento della raccolta differenziata (ora a quota 83,7%). E in questo settore, per Amnu c’è una costante qualifica di “riciclone” a livello nazionale.













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