l’inchiesta

Pedopornografia online: la polizia trova anche immagini di neonati nei 250mila file sequestrati

L’operazione partita da Palermo tocca anche il Trentino: qui vive uno dei denunciati. Fra gli indagati giovani e anziani, professionisti e disoccupati


di Simona Tagliaventi


ROMA. C'erano giovani e anziani, lavoratori autonomi e laureati, un disoccupato e anche un ufficiale della Guardia di Finanza, in manette da dicembre scorso e sospeso dal servizio, tra le 13 persone arrestate e le 21 denunciate nel corso dell'imponente operazione della Polizia (fra queste anche un trentino) contro lo sfruttamento sessuale dei minori online.

Le accuse nei confronti degli indagati sono di divulgazione, cessione e detenzione di materiale pedopornografico riguardanti anche neonati.

In totale sono stati sequestrati più di 250mila file che venivano spesso nascosti in contenitori come provette e confezioni per farmaci.

L'inchiesta, durata un anno e mezzo, è stata condotta, sotto la direzione della Procura di Palermo, dal Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni per la Sicilia occidentale con il coordinamento del Servizio Centrale presso il Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia on-line.

L'indagine è cominciata grazie all'attività di monitoraggio svolta da tutti i compartimenti italiani tanto sui canali di file sharing, quanto su piattaforme di chat e nel dark web, luoghi virtuali in cui gli investigatori si sono avvalsi di agenti infiltrati.

Nell'ottobre 2019, la Procura di Palermo ha autorizzato a svolgere attività sotto copertura che prevedono il coordinamento nazionale del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni.

Gli operatori, che si sono infiltrati in canali specifici di scambio del materiale illecito, considerati dagli indagati affidabili grazie all'anonimato garantito dalla rete, sono riusciti a individuare le utenze attraverso le quali avvenivano le connessioni risalendo a persone residenti in 13 diverse regioni italiane.

I risultati del lavoro sotto copertura insieme alle indagini informatiche, i sopralluoghi, i pedinamenti hanno portato l'autorità giudiziaria a disporre perquisizioni in tutta Italia.

A 13 persone è stata trovata una grande quantità di file pedopornografici: per loro è stato disposto l'arresto. Altri 21 sono stati denunciati.

A finire sotto inchiesta persone di età e categorie diverse: dal dipendente pubblico, al professionista, da persone con istruzione limitata a laureati.

"Ciò, a testimonianza della diffusione trasversale del fenomeno", spiegano gli investigatori. Sono ancora in corso accertamenti sulle immagini e sui frame del materiale sequestrato nel tentativo di dare un nome alle piccole vittime di abusi per consentirne la messa in sicurezza. 













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