Pascoli, contrasto alle speculazioni: in tre anni “recuperati” 730 mila euro
È quanto emerge dal resoconto dei controlli intrapresi dal Corpo forestale del Trentino, Appag e Apss. Sulle nostre montagne 484 malghe ospitano durante l’alpeggio 25.500 bovini e 42.000 ovicaprini
TRENTO. Presentati questa mattina, giovedì 12 gennaio, nell’ex sala Giunta di palazzo Europa di via Romagnosi, i risultati di tre anni di controlli su pascoli e bestiame. Presenti l’assessora provinciale all’agricoltura, foreste, caccia e pesca, Giulia Zanotelli, affiancata dai dirigenti Giovanni Giovannini del Servizio foreste, Pietro Molfetta dell’Appag e dal direttore Roberto Tezzele dell’Unità operativa di igiene e sanità pubblica veterinaria di Apss.
Storia, tradizione e valorizzazione del territorio di montagna. L’alpeggio rappresenta in Trentino un’attività fortemente identitaria, che l’Amministrazione provinciale sostiene e tutela: ne va dello sviluppo economico del settore zootecnico ed a beneficiarne è l’intera comunità. Il paesaggio curato dagli agricoltori è infatti un elemento di ricchezza, patrimonio di tutti.
Per questo motivo il Corpo forestale del Trentino con Agenzia provinciale per i pagamenti Appag e servizi veterinari dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari Apss nell’ultimo triennio hanno intensificato ed esteso i controlli su pascoli e bestiame. L’obiettivo è stato quello di contrastare i fenomeni speculativi da parte di aziende agricole, spesso fittizie, che puntano ad incassare i cosiddetti ‘premi’ per l’alpeggio senza neppure svolgere l’attività e garantire il benessere degli animali.
Un'attività fortemente voluta dall’assessora Giulia Zanotelli e prevista da un atto di indirizzo approvato negli scorsi mesi che guardava in particolare alle greggi di ovicaprini e che sarà estesa ai bovini. «Quelli messi in campo sono interventi mirati, che hanno portato ad una maggiore qualità nella gestione del pascolo da parte delle aziende, benefici sulla concorrenza e una crescita dell’attenzione al benessere animale e alla gestione dei capi al pascolo» ha spiegato Zanotelli.
L'assessora ha peraltro ricordato come la Provincia abbia posto dei limiti temporali al pascolamento (che deve avvenire nel periodo compreso tra giugno e settembre) e contemporaneamente ridotto i parametri di conversione degli asini (che necessitano di meno cure rispetto ad altri animali) in unità bovina adulta al fine di evitare forzature da parte di chi guarda ai pascoli come strumento per ottenere i pagamenti diretti previsti dalla Pac mediante il minimo impegno nell’attività di alpeggio.
La superficie dei pascoli in Trentino è di circa 90 mila ettari, di cui l’85% di proprietà pubblica. Sulle nostre montagne sono incastonate 484 malghe, che ospitano nel periodo dell’alpeggio un totale di 25.500 bovini e 42.000 ovicaprini. A conferma dell’importanza della gestione dei pascoli, l’attività tradizionale dell’alpeggio sul territorio provinciale è annualmente sostenuta, in forma diretta o indiretta, con fondi europei (Feasr e Feaga) e provinciali.
Negli ultimi anni si sono osservati tuttavia forti fenomeni speculativi, alla luce di condizioni normative favorevoli nell’applicazione dei pagamenti diretti della Pac (Politica agricola comune). Iniziative che hanno comportato conseguenze negative per gli allevatori locali e l’economia di montagna.
Efficaci in questo senso si sono rivelati dunque i controlli compiuti da Corpo forestale e Appag che, nel triennio 2020-2022 hanno consentito di recuperare una somma complessiva pari a quasi 730 mila euro: nello specifico, si tratta di riduzioni per circa 400 mila euro (quindi mancati pagamenti) e sanzioni per oltre 330 mila euro (che vanno ulteriormente a ridurre o ad annullare i pagamenti richiesti).
L’abbinamento di contestazione amministrative e di atti d’indagine condotti dal Corpo forestale - quale organo di polizia giudiziaria - ha permesso dunque di procedere alla contestazione di diverse irregolarità, con la conseguente sospensione o riduzione dei premi pagabili.
Nel solo 2022 le somme “recuperate” hanno raggiunto i 311 mila euro. Va detto che Appag, organo deputato all’erogazione degli aiuti, conduce regolarmente i controlli per verificare la conformità della gestione ai criteri di ammissibilità e agli impegni assunti con la domanda di aiuto, secondo quanto previsto dalla regolamentazione comunitaria.
L’obiettivo della collaborazione con i forestali è stato quello di potenziare i controlli per verificare la presenza degli animali al pascolo e il corretto pascolamento delle superfici sulle aziende ritenute a maggior rischio. Ricordiamo che la Provincia ha cercato negli anni di contrastare questi fenomeni intraprendendo diverse azioni amministrative e operative.
Nel corso di questa legislatura è stato portato a compimento il progetto relativo allo “Schedario provinciale dei pascoli”, per completare e supportare le iniziative intraprese per favorire la corretta gestione delle malghe e degli alpeggi avviate con l’approvazione - avvenuta nel 2015 - del disciplinare tecnico-economico e delle linee guida per l’affidamento delle malghe di proprietà pubblica.
In collaborazione con l’Ente italiano di normazione (Uni) è stata inoltre definita e pubblicata la Prassi di riferimento denominata “Malghe e pascoli - Linee guida per la gestione delle malghe e dei pascoli d’alpeggio”. Sono state approvate inoltre diverse norme attuative di dettaglio finalizzate alla corretta gestione del pascolo ed intensificate le attività di controllo.
Sono stati inoltre rafforzati i controlli sulle greggi ovicaprine in arrivo sul territorio provinciale, nell’ambito della delibera di settore del 2022 che disciplina la monticazione e demonticazione del bestiame. Si è ritenuto importante verificare il reale stato sanitario dei capi, secondo quanto previsto dal Regolamento di polizia veterinaria, attraverso verifiche in loco svolte dal Servizio veterinario con il supporto del Corpo forestale del Trentino.
La scorsa estate sono state dunque accertate 1 violazione di natura penale e 12 violazioni amministrative (6 per irregolarità documentali relative al trasporto; 2 per assenza delle certificazioni sanitarie; 3 relative al benessere animale e 1 per assenza di autorizzazione al trasporto).