campodenno 

Una tabella per scoprire la chiesa 

È collocata a fianco dell’edificio dedicato ai Santi Filippo e Giacomo



CAMPODENNO. A pochi passi da Castel Belasi e prossimo al centro abitato di Segonzone sorge, quale parte integrante del castello, un altro gioiellino storico-artistico della Bassa Val di Non: la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo che, da ieri, ha finalmente una tabella adeguata a spiegarne la storia.

Come era solito negli edifici sacri, i nobili nonché benefattori della chiesa stessa venivano sepolti al suo interno, sotto il pavimento, nelle vicinanze dell’altare quale testimonianza di fede. Nella chiesetta di Segonzone sono tre le lapidi: due appartengono agli ultimi Khuen Belasi, il conte Giovanni Battista seppellito nel 1899 e il suo antenato Franco, morto nel 1844; in mezzo, dinanzi all’altare, una terza sepoltura con l’iscrizione “Ossa R. D. Paroleri: obiit die 8 Januarii 1697”.

Menzionata in documenti del 1485, la chiesetta è sicuramente più antica. Appartiene per molti secoli alla comunità dei fedeli di Segonzone, nel 1863 viene abbandonata e il Comune di Lover la vende all’asta, acquirenti i conti Khuen-Belasi.

L’interno dell’edificio, dal tetto ligneo piatto, si presenta ricco di affreschi, non tutti ugualmente conservati né leggibili. Riportati alla luce nel 1925, è probabile che in origine i temi sacri coprissero interamente le pareti. All’interno l’edificio presenta un’unica larga navata e un’abside nella quale è collocato l’altare.

Di una delle due finestrelle, quella verso sud, si è conservata la decorazione nella strombatura: accanto sopravvive in parte la scritta “Johãnes et baptista”, firma dei due autori degli affreschi. Del testo sottostante si intuisce con difficoltà solo la parola consanguinei.

Gli autori degli affreschi sono infatti i pittori itineranti Giovanni e Battista Baschenis di Averara (Bergamo), documentati tra il 1471 e il 1514 in Trentino e figli di Antonio Baschenis, attivo nella Val di Rumo e in Val Rendena. Il loro linguaggio è semplice e stilisticamente le due mani si confondono: entrambi possiedono una timida efficacia plastica e una bassa preoccupazione per la resa prospettico-spaziale.

Permangano il solenne tono ieratico e abbondanti effetti decorativi, insieme a un’affascinante sensibilità cromatica, cifra caratterizzante il gusto tardo gotico dei due autori: la fissità dei volti frontali senza espressione, la durezza di certi panneggi, gli ornamenti delle stoffe realizzati a stampo ritornano in altri cicli della Val di Non.

Dal 2000 la chiesetta dei Santi Filippo e Giacomo, autentica perla dell’arte sacra in Val di Non, è di proprietà del Comune di Campodenno. (f.b.)













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