“Sbianchettato” un altro affresco di Franco Lancetti 

È lo stesso autore a denunciare il fatto. L’opera era al convento dei francescani, a Cles. «Eliminato forse perché raffigurava anche la violenza sulle donne»



CLES. In questi giorni è stato distrutto l'ennesimo affresco a Cles. La denuncia arriva dal professor Franco Lancetti, presidente dell’Ars ‘95 - Artisti valli del Noce, tra l’altro autore del dipinto “sbianchettato” a suon di calce.

L’affresco si trovava nel convento (casa sociale S. Francesco) a fianco della chiesa di S. Antonio, in via Diaz. Era stato realizzato nella sala superiore con dimensioni di 7,30 x 2,70 a buon fresco su precedente sinopia, fra aprile e giugno 1977. Il tema “della violenza” fu suggerito dagli studenti di una quarta magistrale in cui Lancetti all’epoca insegnava, approvato dall'allora padre superiore Raffaele Centi, e il pendant nella sala inferiore adibita a conferenze era: “della Pace, ovvero la marcia della Pace da Perugia ad Assisi”, stesse dimensioni e stesso autore. “Lavori eseguiti gratuitamente” – precisa l’ex docente che lamenta di non essere stato nemmeno avvisato dell’iniziativa anche se abita a pochi passi dal convento. “Ancora una volta adducendo lavori di ristrutturazione (forse meglio dire di distrutturazione) si è annullato un pezzo di storia della comunità clesiana: si pensi peraltro che all'inaugurazione del suddetto affresco era presente l'allora presidente della regione Enrico Pancheri accompagnato dall'allora presidente nazionale della Dc Flaminio Piccoli. “Ma questi dettagli chissà dove sono registrati, perché oggi nessuno ne sa niente tanto meno i nuovi gestori del convento, che si giustificano dicendo che l'affresco era a tema discutibile, o forse perché vi era raffigurata anche la violenza perpetrata sulle donne”.

Non è la prima opera di Lancetti che a Cles subisce questa sorte. Già nel 1997 erano stati coperti da una mano di calce affreschi che raffiguravano storie di vita francescana. Ma le proteste e tutti gli articoli di giornale non servirono a nulla, tanto che oggi la storia si ripete. “Questo è l'ennesimo insulto al buonsenso e al rispetto dell'arte oltre che una offesa morale. Eppure l'affresco essendo in ottime condizioni su due strati di calce poteva essere strappato facilmente ed avrebbe potuto essere montato su telai andando a far parte del patrimonio locale, o in ultima soluzione ceduto alla municipalità se proprio ai frati non piaceva”. “Questa – conclude Lancetti con uno scatto d’orgoglio - è la stupidità e il degrado che ci sta invadendo e che trasforma tutto in bruttura e ignoranza!”. (g.e.)















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