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Revò, vescovo e parroco dicono no al funerale con messa in latino

La famiglia di Davide Fattor aveva chiesto il rito dei cattolici tradizionalisti vietato da papa Bergoglio. La funzione celebrata al cimitero. Don Giugni: «Doveva prevalere la carità cristiana»


Daniele Peretti


REVO’. La celebrazione in chiesa con il rito tridentino dei cattolici tradizionalisti è stata vietata e così la comunità di Revò si è stretta attorno alla famiglia di Davide Fattor, apprezzato agricoltore morto a soli 46 anni, al cimitero, sotto il sole cocente di venerdì pomeriggio (5 agosto).

Ma perché la chiesa di Revò venerdì pomeriggio era off-limits per il funerale? I familiari di Davide Fattor avevano chiesto in linea col loro credo religioso che la funzione funebre fosse celebrata secondo il rito di San Pio V° chiamato anche Messa Tridentina, rito con il quale Davide e la moglie Agnese si erano sposati in Polonia ed avevano anche battezzato i quattro figli.

I familiari hanno così espresso la loro richiesta al parroco don Ferdinando Pircali ottenendo però un netto rifiuto. “I familiari di Davide mi hanno chiamato per celebrare la funzione religiosa – spiega don Ugolino Giugni che avevamo intervistato in occasione della pubblicazione del “Motu Proprio” Traditionis custodes” di papa Bergoglio – e così mi sono rivolto al parroco per avere l’autorizzazione a celebrare la Messa Tridentina. Al suo rifiuto mi sono rivolto al vescovo Lauro Tisi che dopo un paio d’ore ha confermato il divieto, permettendoci la celebrazione al cimitero. In realtà non è stata fatta nessuna concessione perché i cimiteri sono di competenza comunale e non della chiesa”.

Così più di 300 persone hanno partecipato alla cerimonia funebre sotto il sole, per dare l’ultimo saluto a Davide Fattor, apprezzato agricoltore del paese. “E’ vero che Bergoglio ha di fatto cancellato quanto permesso da Ratzinger per la celebrazione della Messa Tridentina limitando di molto le possibilità di celebrazione – riflette don Giugni – ma faccio due considerazioni. La prima è che di fronte alla morte ed al dolore di una giovane moglie e di quattro figli piccoli a prevalere non dovrebbero essere questioni di politica religiosa, ma semplicemente la carità cristiana specialmente da parte del parroco che conosce la famiglia. La seconda è che Bergoglio vuole un ecumenismo aperto, concede le chiese, permette le concelebrazioni a tutte le religioni, accetta perfino la celebrazione della messa sul bagnasciuga in costume e con un materassino per altare, ma le vieta unicamente ai cattolici tradizionalisti”.

Interpellata sul caso, la Diocesi ha preferito non rilasciare commenti.













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