Redatto a Cles il primo “Piano del consumatore”
Il Tribunale di Trento ha affidato al commercialista Stefano Schwarz l’incarico di trovare la via d’uscita alla situazione di un trentino indebitatosi con il divorzio
CLES. Arriva da Cles il primo “Piano del Consumatore” in provincia di Trento omologato dal Tribunale del capoluogo, un piano con il quale, a fronte di determinati requisiti, un soggetto “non fallibile”, definito genericamente un “consumatore”, può in parte sdebitarsi e tornare ad una vita “normale”. Il tutto in base alla legge statale 3 del 27 gennaio 2012 che a suo tempo era stata presentata con enfasi e soprannominata “Salva suicidi”.
La norma lasciava intravvedere una qualche via d’uscita, a condizioni peraltro stringenti, dalle vicende debitorie personali spesso legate a separazioni familiari e a divorzi che in molti casi portano il soggetto in un vicolo cieco, quasi alla disperazione. Infatti, mentre il soggetto “commerciale” può fallire e con il fallimento può avere ancora qualche chance di ripartenza, il debitore “privato” (ma anche quello agricolo) non può fallire e quindi, se non si trova una qualche soluzione, rischia davvero di finire emarginato a vita, senza possibilità di tornare a vivere con un ruolo attivo nella società.
Il caso “omologato” dal Tribunale riguarda un trentino che, non potendo tirare avanti, ha presentato istanza al Giudice di ammissione alle previsioni della legge 3/2012. Per poter decidere in merito, il Giudice ha incaricato uno studio commerciale, in questo caso quello del dottor Stefano Schwarz, commercialista a Cles, di esaminare nel dettaglio la situazione debitoria ed economica del soggetto, di valutare il merito e le motivazioni dell’indebitamento e quindi redigere un piano di uscita.
Nel caso in questione, si tratta di un uomo che a seguito del divorzio dalla moglie nel 2007 si è indebitato per liquidare le spese di separazione concordate con l’ex consorte e quindi sostenere le spese di mantenimento delle figlie via via cresciute nel corso del tempo (per spese mediche, dentarie e per la frequenza universitaria).
Non riuscendo più a far fronte ai propri debiti (contratti con vari istituti di credito, ma anche con l’Inps, che in giudizio si è opposta all’istanza) malgrado la vendita di alcune quote di un immobile ereditato e non essendo proprietario di beni altri immobili o mobili registrati, proponeva di soddisfare il 46% di tali debiti mediante il pagamento di una somma mensile di poco più di 220 euro che residuerebbe dal proprio stipendio mensile (di poco superiore ai 2.170 euro) una volta detratte le spese occorrenti per il proprio mantenimento e per far fronte all’obbligo di mantenimento delle figlie.
Il Piano, come detto, è stato accolto (omologato, il termine tecnico) dal Giudice Monica Attanasio perché la situazione proposta non appare riconducibile ad un comportamento imprudente del soggetto nell’assunzione di obbligazioni, quanto piuttosto al sovrapporsi di obblighi legati al divorzio e relative conseguenze. Nell’ordinanza il Tribunale ha inoltre disposto che il commercialista clesiano “vigili” sull’esecuzione del Piano, disponendo a tal fine che il ricorrente provveda a trasmettere mensilmente al professionista la documentazione attestante i pagamenti effettuati in favore dei creditori.