Premio internazionale al Traminer della Val di Non 

In Valle d’Aosta. A riceverlo la Cantina Maso Sperdossi di Revò, di Marco Fellin. Un vino che  nasce in un campo che degrada verso il lago di S. Giustina. Domani inizia la vendemmia 2019


Giacomo Eccher


Revò. Domani a Maso Sperdossi, via alla vendemmia delle uve Traminer, poi tra qualche giorno toccherà al Müller Thurgau e quindi al groppello, il rinato vino antico autoctono della valle di Non.

La vendemmia quest’anno ha un sapore particolare dopo il ‘principesco’ riconoscimento arrivato dal Concorso internazionale Vini di Montagna che si è svolto in valle d’Aosta per iniziativa del Cervim, dove la cantina di Marco Fellin di Revò denominata “Maso Sperdossi” ha ricevuto un premio per il Traminer aromatico coltivato in un vigneto di 2.000 metri quadrati situato a 700 metri di altitudine. Il premio sarà ritirato il 1° dicembre. Al concorso hanno partecipato 900 vini provenienti da 35 Paesi.

Il titolare

Il titolare della cantina, Marco Fellin, è diplomato enologo all’Ita di S. Michele all’Adige e la sua azienda, oltre a mele come un po' tutti gli agricoltori della Terza Sponda Anaune, produce in prevalenza Groppello di Revò (3.000 bottiglie) ma anche un quantitativo ridotto (1.000 bottiglie) di Müller Thurgau ed altrettante di Traminer aromatico, il vino premiato. Il tutto su un campo “luéc”, come dicono a Revò, di circa un ettaro in una zona degradante verso il lago di Santa Giustina, storicamente destinata ai vigneti anche se nei decenni è stata via via oscurata dall’avanzata delle mele.

«Il cambiamento climatico – ci dice il titolare della cantina - che spinge la viticoltura sempre più in alto ci dà una mano. Qualche anno fa, quando ho ripristinato l’antica cantina di famiglia, ci consideravano viticoltori d’avventura. Adesso è tutto diverso e non ci guardano più come se fossimo dei marziani o peggio degli illusi». Il riferimento di Fellin è alla recente serata ospitata a Cles nella sede di Melinda dove, per iniziativa di alcuni soci, si è parlato di un possibile sviluppo vitivinicolo in valle di Non soprattutto nei territori più scoscesi (che certo non mancano!) dove è sempre meno vantaggiosa la coltivazione a mele con i ricavi che negli ultimi anni vengono garantiti ai frutticoltori. «A quell’incontro erano attese poche decine di persone invece la sala era strapiena e molti non sono neppure potuti entrare» - ricorda Felin.

L’enologo

Che la valle di Non abbia nel suo Dna una vocazione viticola non è cosa nuova. Una statistica della Federazione dei Consorzi Cooperativi di Trento pubblicata nel 1921 rilevava come il 50% delle cantine iscritte era in valle di Non. «Assolutamente vero, ma adesso non bisogna illudere i frutticoltori che sono preoccupati per la resa delle mele trasformandoli tout court in viticoltori» - commenta l’enologo Walter Webber, che da anni accompagna, come consulente, la Cantina Maso Sperdossi in questa risalita verso l’eccellenza ora certificata dal premio Cervim. «La partita – spiega Webber – è tutta da giocare ma bisogna impostarla con serietà e chiarezza e senza facili illusioni. Adesso ci sono norme precise che regolano il settore e non si può improvvisare».

Tornando invece alla vendemmia al via in questi giorni nei vigenti della Terza sponda, Webber si dichiara più che ottimista sul buon esito dell’annata. «La produzione è scarsa ma bella per i bianchi ed anche il groppello si dimostra sempre di più un vino interessante se lavorato come si deve partendo dalla coltivazione in vigna». Parlando della viticoltura della Valle di Non, è d’obbligo accennare alla presenza di altre quattro cantine private: Laste Rosse di Pietro Pancheri a Romallo, El Zeremia di Lorenzo Zadra a Revò, Valerio Rizzi e Andrea Franch a Cloz.















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