Luci spente, silenzio e dolore per Mario
Cles, mamme e bambini con una rosa in mano si sono stretti alla famiglia De Luca per la perdita del figlio di soli 6 anni
CLES. Tante domande e un fiume di tristezza ieri a Cles per il saluto a Mario De Luca, il bambino di sei anni improvvisamente morto domenica sera nel lettino di casa.
Il feretro bianco è arrivato poco più di mezzora prima dell’ora fissata per la cerimonia, e una lunga fila di persone, molte le mamme con i bambini con in mano una rosa bianca, hanno sfilato davanti al feretro coperto di candidi fiori. Nel primo banco della chiesa i genitori dei Mario, Giusiana e Roberto con accanto la figlioletta e alcuni parenti giunti appositamente in valle per questa tragedia, hanno accettato con composto dolore le tante testimonianze di vicinanza e di condivisione per una perdita che non ha parole.
La morte del ragazzino, che frequentava la prima elementare, ha davvero toccato i cuori di tutti a Cles e ieri la borgata, così come anche oggi, per decisione del sindaco Ruggero Mucchi ha spento tutte le luci di Natale.
«E’ un piccolo gesto di partecipazione a un dolore che non è possibile nemmeno immaginare, con esso vogliamo essere vicini alla famiglia e condividere una sofferenza che è di tutti anche per le domande che questa tristissima vicenda ci pone ricordandoci la nostra fragilità», ha spiegato il sindaco che ieri in mattina aveva portato ai genitori del bambino le condoglianze della sua comunità.
Quanto al funerale, la chiesa si è riempita piano piano e in silenzio.
«Un dolore che non è estraneo al nostro dolore, e alle nostre tante domande», ha esordito il celebrante don Renzo Zeni dando avvio alla cerimonia che è stata di grande semplicità accompagnata dal coro giovanile che ha scandito tante volte il ritornello del «vento forte che soffia nelle vele della vita…», perché nonostante tutto la vita continua.
Il clima gioioso di questi giorni che precedono il Natale, la festa più bella dell’anno, è apparso lontano anche se il richiamo al bambinello di Betlemme, che nascerà tra qualche giorno nella povertà di una mangiatoia, è stato più volte evocato dal celebrante come segno di speranza. E la parola speranza è riecheggiata anche nelle parole della mamma Giusiana quando ha parlato per dire grazie alle tantissime persone che in queste terribili due giornate sono state vicine a lei, al marito Roberto e alla sorellina Francesca.
«Siamo venuti in questa valle con speranza di vivere felici nella nostra famiglia. Adesso tutto è cambiato, solo l’amore di Francesca ci dà la forza di resistere».
Sono seguite poche parole da una maestra per salutare il piccolo Mario a nome dei compagni della prima elementare e quindi espressioni di cordoglio e di vicinanza delle colleghe pediatre della dottoressa Giusiana e dell’Ordine dei medici per lei e per il papà del bambino, oculista all’ospedale valli del Noce. Il decano don Renzo ha invece donato alla famigliola così duramente provata una candela. «Quanto avrete nostalgia e sarà forte il dolore per il distacco da Mario accendetela. Sarà un segno che vi unirà al vostro bambino, nel ricordo e nella speranza di una consolazione che solo la fede può dare».
Un ultimo canto e poi il corteo, mestamente, ha preso strada verso il camposanto dove il bambino riposerà per sempre senza essere riuscito ad assaporare davvero la vita anche se per alcuni anni ha illuminato i suoi cari di speranze.