Lockdown in Zimbabwe per Margherita de Cles
Soggiorno più lungo del previsto. La baronessa stilista si era recata nel Paese africano a fine febbraio per far visita a un amico. Nel frattempo lavora a un progetto sulla seta vegana
Cles. Ieri primo giorno di lockdown (blocco in casa, come qui) per la stilista trentina Margherita de Cles che si trova ancora in Zimbawe, dove era arrivata a fine febbraio per fare visita ad un amico, l’imprenditore Samir Shasha proprietario del Leopard Rock, uno degli hotel più belli che sorgono sulle montagne di Vumba, sul confine con il Mozambico. Già frequentato dall’aristocrazia europea, l’hotel nel 1953 aveva ospitato la regina Elisabeth con la figlia Margareth. «Mai avrei immaginato che sarebbe stato un soggiorno così lungo, ma vista la rapida espansione del coronavirus in Italia e i rarissimi casi sul territorio africano, avevo inizialmente deciso di rimanere al sicuro nella vecchia Rodhesia» - scrive la baronessa clesiana.
L’ambasciata italiana di Harare è sempre in contatto con lei e le invia aggiornamenti sulle normative per il Covid 19 di Italia e Zimbabwe e sul fatto che al momento le frontiere sono chiuse e non ci sono voli per fare rientro in patria. In contatto con amici e familiari grazie ai nuovi sistemi di comunicazione, Margherita sta cercando di spendere al meglio il suo tempo lavorando alle sue prossime collezioni moda e al progetto legato alla seta vegana, ipotizzando l’idea che possa essere lo Zimbabwe il luogo ideale per tale tipo di coltura già presente in passato. Un’idea non nuova per Margherita de Cles che da tempo lavora in Paesi del terzo mondo appoggiando progetti di sostegno eco-sociale per donne e bambini del Mali e dell’India.
«In un’era in cui la globalizzazione ha messo in pericolo il mondo intero è forse il momento di pensare a un benessere collettivo e a sostenere l’economia interna di ogni singolo Paese» - scrive dal suo buen ritiro africano. Infatti solo con un’economia più equilibrata e stabile per tutti si potrà garantire una vita migliore e benessere globale. «Solo tornare all’artigianalità locale e ad una produzione agricola interna eviterà lo sfruttamento delle popolazioni più svantaggiate e farà sì che tutti possano mangiare e garantirsi cure sanitarie» - scrive Margherita in quello che vuole essere un messaggio di speranza per tutti con invito a rimboccarsi le maniche.
Questo nuovo progetto moda della stilista parte intanto con un supporter d’eccezione, l’ad di Startupbootcamp, Zachariah George, ex banker newyorkese che ha abbandonato Wall Street e dal 2011 si occupa di start up in tutta l’Africa. «L’obiettivo è creare una moda green, etica, sostenibile e alla portata di tutti, senza lo sfruttamento della forza lavoro, un piccolo passo per cambiare e amare di più il mondo in cui viviamo» - scrive la baronessa imprenditrice. Progetto ambizioso per dar corso al quale dovrà attendere che la situazione in Italia migliori e sperare che nello stesso il contagio nello Zimbabwe non sia così violento come succede ormai in tutta Europa, visto anche lo scarso servizio ospedaliero del paese.