Le “isole bio” di Dardine e Tuenetto
Melinda le ha individuate nell’ultimo anno per accelerare il progetto sostenibile del consorzio
CLES. In Italia cresce la domanda di agroalimentare biologico, e Melinda è da tempo preparata e reattiva nel rispondere a questa nuova realtà. Già a partire dal 2008 il Consorzio ha proposto ai propri soci un piano con l’obiettivo di sostenere ed incrementare la produzione di mele biologiche. Questo programma è stato in seguito rinnovato in due successivi momenti, portando oggi Melinda a essere la realtà trentina con le maggiori superfici destinate al biologico. “Risultato questo che – fanno notare al Consorzio - non è di certo un punto d’arrivo, bensì soltanto una base di partenza per pianificare ulteriori conversioni dalla produzione integrata a quella biologica”.
Oggi si assiste ad una grande accelerata in questa direzione, grazie soprattutto al coordinamento da parte del Consorzio che promuove l’aggregazione produttiva. In un territorio come le Valli del Noce, caratterizzato da alta polverizzazione fondiaria con frazionamento della proprietà in piccole particelle sparpagliate, è impensabile che ogni agricoltore possa intraprendere da solo un processo di conversione delle colture. La creazione di “isole biologiche”, con il finanziamento da parte del Consorzio del processo di conversione, oltre alla certezza di un’assistenza qualificata fornita come sempre da tecnici professionisti della Fondazione Edmund Mach, sono i sostegni che oggi fanno la differenza. Come nel caso del CFM di Dardine e Tuenetto, due piccole frazioni del comune di Predaia che, con pochissime eccezioni, hanno sposato la scelta biologica. Come sottolinea il presidente di Melinda, Michele Odorizzi, in quest’ultimo anno l’individuazione di queste “isole” di dimensione significativa ha finalmente permesso di accelerare il progetto. Allo stesso tempo sono state definite modalità appropriate di consulenza tecnica, indispensabili in particolare all’inizio del percorso “biologico” di una azienda, per offrire solide prospettive di crescita e di vitalità anche economica. Il Piano Bio di Melinda rappresenta così un’importante tappa di un percorso responsabile che vede i frutticoltori del Consorzio sempre più aperti e sensibili verso uno stile di lavoro orientato alla sostenibilità, che va oltre il sistema di coltivazione poiché abbraccia anche altre tematiche rilevanti quali le emissioni di CO2, i consumi idrici ed energetici e tutte le attività connesse alla produzione ed alle successive fasi che portano le mele fino alle tavole dei consumatori. Un progetto che offrirà inoltre, grazie anche alla strategica collaborazione con il Consorzio La Trentina, uno sviluppo organico dei sistemi frutticoli anche a livello provinciale. (g.e.)