Ladini retici, ora anche il Pd ne chiede il riconoscimento
La risoluzione. L’ha approvata, su proposta di de Carneri, il direttivo della sezione nonesa riunito a Revò. Si chiede la modifica dell’articolo di legge che considera solo i ladini dolomitici
Val di non. Non più solo Caterina Dominici e la ‘sua’ Rezia, anche il Pd noneso chiede il riconoscimento della ladinità “nella specificità retica”, della valle di Non. La risoluzione è stata approvata l’altra sera dal direttivo della sezione riunito a Revò che ha fatto propria la risoluzione dell’ex parlamentare (dell’allora Pci) Sergio de Carneri. Il documento dei Democratici si spinge anche oltre e chiede in modo puntuale che della questione venga investita la Commissione dei Dodici, suggerendo la modifica del primo comma dell’articolo 4 del Decreto legislativo 16 dicembre 1992 nr. 592. La nuova formulazione, secondo il Pd noneso, dovrebbe contenere il riferimento, oltre al gruppo linguistico del Ladini Dolomitici aventi riferimento storico, per quanto riguarda la provincia di Trento, nella val di Fassa, anche agli appartenenti al gruppo linguistico dei Ladini Retici aventi insediamento storico nella valle del Noce. Un passaggio fondamentale – spiega de Carneri – che a suo tempo, come membro della Commissione dei Dodici, aveva di fatto curato la formulazione dell’articolo che ha dato origine alla tutela di cui oggi godono i fassani nel contesto trentino.
Il terzo censimento
La risoluzione approvata l’altra sera, che adesso dovrà passare la forca caudina del direttivo provinciale Pd prima di diventare un vero e proprio documento da sottoporre al Governo provinciale, avvia di fatto la campagna per il censimento generale della popolazione che avrà luogo tra poco meno di due anni, nell’autunno 2021. «Sarà la terza occasione per i nonesi e i solandri di dichiararsi ladini dopo che lo hanno già fatto nel 2001 con una percentuale del 17,54% e del 25% nel 2011. A quella “conta”, pur senza strumenti particolari di sensibilizzazione e propaganda, nella valle di Non si dichiararono ladini in 8.590 e 445 in val di Sole per un totale di 9.035 persone. Aggiungendo a questo numero l’importo di 1.068, pari ai tre quarti delle dichiarazioni di ladinità rese fuori delle valli interessate, si ha un somma di 10.103 ladini, mentre i ladini di Fassa, usando gli stessi criteri di calcolo, sono complessivamente “solo” 8.447» - spiega de Carneri. Che fa notare che con questa consistenza i ladini della valle del Noce costituisco un quarto di tutti i ladini censiti nell’intera regione Trentino Alto Adige. Finora, però, questi numeri, usciti da ben due censimenti ufficiali, per la Provincia di Trento non hanno avuto nessun riscontro anche se la realtà è evidente e questo nonostante le ricorrenti proteste dell’associazione culturale Rezia.
Una vecchia battaglia
Questa per l’ex parlamentare de Carneri (con residenza in Vallagarina ma origini e radici saldamente nonese) è una vecchia battaglia, che alla questione del noneso ladino ha dedicato alcuni saggi sia in italiano sia in noneso. «Nel corso di questi otto anni (dopo il censimento del 2011) tutti gli stanziamenti cui la Valle di Non aveva diritto per proteggere e sviluppare gli elementi costituenti la sua identità culturale, sono stati deviati altrove. Si è persa così l’occasione di promuove la millenaria lingua locale e la sua cospicua letteratura anche nel contesto scolastico e della conoscenza della storia locale » - scrive la risoluzione del Pd noneso.
Cosa succederà adesso? «Vedremo che fine farà questa presa di consapevolezza in quel di Trento, ma questo è un passaggio che ritengo non pozza venir bellamente ignorato come ha fatto per troppi anni la politica provinciale» - conclude de Carneri, intenzionato a portare la questione fino ai massimi vertici del partito.