La Comunità difende il ponte tibetano
Il presidente Dominici: «Resisteremo al ricorso dei Comuni dell’Alta valle contro la scelta per il Fondo strategico»
CLES. «Resisteremo al ricorso ma senza spendere soldi dei cittadini. Per questo venerdì incaricheremo l’Avvocatura dello Stato di occuparsene». Questo il commento del presidente della Comunità valle di Non, Silvano Dominici in merito al ricorso straordinario al Capo dello Stato Sergio Mattarella promosso dai Comuni di Romeno, Cavareno, Ruffré Mendola e Ronzone contro la delibera che lo scorso mese di settembre ha approvato il Fondo strategico per la valle di Non.
«Una decisione che, oltre a non essere condivisibile per l’iter di formazione, è lesiva degli interessi delle comunità altoanauniesi in quanto anche uno dei ricorrenti (il Comune di Romeno, nello specifico, ndr) aveva concorso alla costituzione del fondo che viene utilizzato su opere non condivise e non a vantaggio delle relative comunità» - avevano detto a suo tempo i promotori del ricorso per motivare la decisione di ricorrere al Capo dello Stato.
La questione è nota e parte circa due anni fa quando, discutendo del Fondo strategico, era emersa la volontà di puntare su opere di vero interesse sovracomunale finalizzate specificamente a promuovere o rilanciare la vocazione turistica della valle. Uno sforzo importante per la Comunità ed i Comuni che, seppure non all'unanimità (contrari 4 Comuni su 28) sono riusciti a raddoppiare il budget portando a 15 milioni il Piano strategico in valle di Non che in origine era di poco superiore ai 6,5 milioni di euro. In particolare per l’alta valle di Non i comuni dovevano scegliere un’unica opera pubblica da finanziare sul Fondo, ed è lì che c’è stata la spaccatura. I Comuni di Fondo, Castelfondo, Malosco, Sarnonico e Don Amblar hanno infatti individuato come opera di interesse strategico il ponte tibetano tra Fondo e Castelfondo, mentre i comuni di Romeno, Cavareno, Ronzone e Ruffré Mendola avevano avanzato altre priorità come l’ampliamento del campo da golf di Sarnonico dalle attuali 18 alle 27 buche (con le nuove 9 buche da realizzare in aderenza ma su territorio di Romeno) o il rilancio del Passo Mendola, la nobile decaduta del turismo dell’Alta Anaunia. La Comunità di valle e quindi anche la conferenza dei sindaci, avevano accolto la scelta del ponte che figura infatti tra le opere del Fondo strategico con una previsione di spesa di 2,2 milioni di euro.
Alla base del ricorso a Mattarella c’è appunto la modalità di approvazione del Fondo strategico deciso dalla Provincia: non più, come inizialmente era stato previsto, con l’unanimità dei Comuni sottoscrittori del Fondo stesso, ma con la sola maggioranza delle amministrazioni del territorio di riferimento purché rappresentativi della metà più uno della popolazione residente nell’ambito considerato. Condizioni più che rispettate dalla delibera della Comunità di valle (che aveva ottenuto il via libera di oltre venti comuni nonesi contro quattro contrari ed uno astenuto) ma mai digerite dai Comuni di Romeno, Cavareno, Ruffré Mendola e Ronzone che puntavano, per l’Alta valle, ad un investimento strategico diverso da quello votato a maggioranza dagli altri cinque comuni dell’Alta Anaunia.
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