L'INTERVISTA luca gandolfo 

Il geologo con la curiosità e lo spirito dell’esploratore 

Dalla Val di Non al Chiapas. Il trentunenne di Terres (ora però vive  a Padova) sta per partire per un altro viaggio, questa volta in Messico, dove andrà alla ricerca di nuove grotte nel Canyon del Rio de la Venta 


Fabrizio Brida


Contà. Il Chiapas è uno stato del Messico meridionale, distante quasi 10 mila chilometri dalla Val di Non. Confina con il Guatemala e le sue montagne e la fitta foresta pluviale sono costellate di siti archeologici maya e città coloniali spagnole.

Nel Chiapas si trova anche il Canyon del Rio la Venta, luogo disseminato di grotte ancora inesplorate prossima meta di una spedizione di ricerca che vedrà impegnati 24 speleologi italiani e messicani. Tra loro ci sarà anche un volto noneso: quello di Luca Gandolfo, 31enne di Terres, che dopo gli studi al Liceo Russell di Cles si è spostato a Padova, dove si è laureato in Geologia e Geologia Tecnica.

Qui, trascorsi due anni come assegnista di ricerca al Dipartimento di Geoscienze, nel 2016, insieme a due colleghi, ha fondato uno studio con il quale porta avanti la sua professione di geologo.

Ma Luca Gandolfo è anche (forse soprattutto) un gran viaggiatore. «Ho sempre girato molto, sia con la famiglia tra tenda, roulotte e camper, sia in autonomia – racconta –. Viaggiare apre la mente, facilita la capacità di adattamento a situazioni diverse dal normale e permette di entrare in contatto con usanze e culture completamente differenti dalle nostre».

Cosa ti ha spinto, invece, ad appassionarti a un mondo affascinante come quello della geologia?

Sono da sempre legato alla montagna, grazie ai miei genitori che fin da piccolo, anzi ancor prima di nascere, mi hanno portato in escursione. Questo legame con la natura e l’outdoor ha condizionato il mio percorso di studi universitari. Col tempo mi sono legato maggiormente alla speleologia, attività praticata per moltissimi anni da mio padre, coinvolgendo anche me e mia madre. Ricordo ancora la prima esperienza al Bus dela Spia di Sporminore all’età di 6 anni. In libreria abbiamo un sacco di volumi a tema speleologico e la lettura di questi testi ricchi di immagini fantastiche e di storie di esplorazioni difficilmente immaginabili in luoghi remoti della Terra mi ha sempre affascinato.

Quello della speleologia è un settore poco conosciuto. Raccontaci qualcosa di più.

È un’attività unica. Il fatto di poter illuminare per la prima volta certi ambienti, di essere il primo uomo a metterci piede, sono esperienze incredibili. Inoltre ti porta ad allenare non solo il fisico ma anche la mente, come cerco di trasmettere da istruttore durante i corsi: la forza mentale è il vero motore che ci permette di fare determinate cose, il fisico, che ovviamente deve avere una buona base di allenamento, viene dopo. Il fatto di trovarsi in certi ambienti, a molte ore, se non giorni, di progressione dall’ingresso, unico spiraglio verso la routine quotidiana, sapendo di non potersi permettere un qualsiasi incidente, ci porta a livelli di concentrazione altissimi. Lo stesso concetto di tempo in qualche modo viene stravolto e 14/15 ore di attività continua volano come una passeggiata pomeridiana.

Oggi ti occupi quasi quotidianamente di questo mondo. In che modo ti ci sei avvicinato?

Con un pizzico di fortuna nel 2009 sono entrato in contatto con l’Associazione La Venta Esplorazioni Geografiche, con cui ho potuto partecipare alla mia prima spedizione in Messico. La Venta è una realtà unica a livello internazionale, da quasi 30 anni porta avanti progetti di ricerca multidisciplinari in tutto il pianeta, toccando aspetti scientifici, speleologici, esplorativi, geologici, archeologici, antropologici e geografici in una moltitudine di contesti differenti: dalle grotte tropicali di Messico e Filippine alle grotte glaciali dei Ghiacciai Alpini e Patagonici, dalla grotte dei deserti di sale di Iran e Cile all’inferno della Grotta dei Cristalli Giganti di Naica. Con La Venta ho partecipato ad altre spedizioni internazionali, che mi hanno permesso di entrare a farne parte dal 2014.

Tra poco partirai per il Messico. Che tipo di missione sarà? Cosa ti aspetti da questa nuova avventura?

In questi giorni sto ultimando i preparativi. La spedizione durerà dal 5 al 20 marzo: torneremo nello stato del Chiapas alla ricerca di nuove grotte nel Canyon del Rio la Venta, luogo simbolo che ha dato il nome all’associazione. Durante l’ultima spedizione nel 2018 sono state individuate numerose grotte ancora inesplorate che si aprono lungo le pareti del canyon. Quasi sicuramente alcune di queste presentano delle rilevanze archeologiche che aspettano di essere svelate.

L’obiettivo principale consisterà quindi nel cercare di raggiungerne gli ingressi, tramite arrampicate e vertiginose calate. Una volta entrati, inizieranno l’esplorazione speleologica vera e propria, la documentazione video-fotografica e, dove necessario, quella archeologica.













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