Fondo, Malosco, Castelfondo: la fusione in stallo 

I sindaci dall’assessore regionale Cia Si profila un referendum sul nome

Alta val di non. «La fusione non è in discussione, perché quella è stata la volontà espressa dalla maggioranza dei cittadini”: l’assessore regionale agli Enti locali Claudio Cia l’ha precisato subito,...



Alta val di non. «La fusione non è in discussione, perché quella è stata la volontà espressa dalla maggioranza dei cittadini”: l’assessore regionale agli Enti locali Claudio Cia l’ha precisato subito, volendo chiudere quanto prima la questione riguardante la fusione dei Comuni di Fondo, Malosco e Castelfondo. Ieri Cia ha incontrato al Palazzo della Regione i sindaci di Fondo (Daniele Graziadei), Malosco (Walter Clauser) e Castelfondo (Oscar Piazzi, che non ha potuto essere presente ma è intervenuto in vivavoce), con la presenza anche dell’assessore provinciale agli Enti locali Mattia Gottardi. L’obiettivo era coordinarsi nell’iter che dovrebbe portare finalmente alla conclusione del processo di fusione. La situazione è infatti in stallo a seguito alle vicende giudiziarie legate alla denominazione “Alta Val di Non”. La questione da superare riguarda proprio la denominazione del nuovo Comune, con Cia che ha manifestato la volontà di trattare l’argomento già domani, quando si riunirà la prima Commissione legislativa regionale. Che potrà richiedere alla giunta regionale di portare avanti il procedimento, sentendo il parere dei tre Comuni: infatti la legge regionale prevede la possibilità di indire un referendum consultivo sulla sola denominazione del nuovo Comune, ferma restando la validità della scelta della fusione. A questo punto i tre Comuni avrebbero 30 giorni per proporre una nuova denominazione (o più denominazioni) da sottoporre a referendum, indicativamente tra settembre e ottobre. Su questo punto i sindaci hanno manifestato la volontà di arrivare a una soluzione univoca: Piazzi ha anticipato l’idea di un Comune di “Castel Fondo Malosco”, proposta apprezzata anche da Graziadei e Clauser, che permetterebbe di arrivare a referendum con un unico nome da sottoporre alla popolazione. «Si tratta solo di concludere l’iter nel modo più corretto – ha concluso Cia – per questo si dovrà passare da un referendum sulla sola denominazione del nuovo Comune». F.B.













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