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Giallo di Celledizzo, la famiglia di Massimiliano Lucetti: «Continuate a indagare, qualcuno sa»

Nella prima udienza in tribunale i genitori del 24enne ucciso da un colpo di fucile nel bosco si sono opposti alla richiesta di archiviazione 



TRENTO. La famiglia di Massimiliano Lucietti, ucciso da un colpo di fucile il 31 ottobre 2022 nei boschi sopra Celledizzo, ha rilanciato in Tribunale l'appello contro l'archiviazione del caso. Mamma Mirta e papà Roberto lo hanno chiesto loro stessi al giudice: «Non chiudete le indagini su nostro figlio. Qualcuno ha taciuto e qualcun altro sa e non ha ancora trovato il coraggio di parlare».

Massimiliano Lucietti, 24 anni, fu trovato morto nel bosco poco più di due anni fa. Ad ucciderlo è stato un colpo di fucile che lo ha raggiunto alla nuca, esploso presumibilmente a distanza ravvicinata.

Pochi giorni dopo Maurizio Gionta, compaesano della vittima e primo a dare l'allarme, si era tolto la vita lasciando lasciato un biglietto nel quale chiedeva che non gli fossero attribuite colpe non sue.

Da allora non è mai stato trovato alcun colpevole.

Ieri (20 novembre) in tribunale a Trento, la famiglia del ragazzo ha ribadito la propria richiesta, durante la prima udienza derivante dall'opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura.

Nell'argomentare contro la richiesta di archiviazione, l'avvocato della famiglia, Giuliano Valer, ha richiamato le indagini finora svolte per sottolineare la necessità di approfondimenti: «Il sospetto è che qualcuno abbia cercato di depistare, qualcun altro abbia taciuto, e qualcun altro ancora sappia e non abbia ancora maturato il coraggio o la forza di dire quello che sa».

Ora sarà il giudice a valutare i nuovi elementi presentati dalla famiglia e a decidere sulla richiesta di opposizione all'archiviazione.













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