Fattoria bio, ostello e piste sci in 22 ettari
Prossimi al via i lavori per la realizzazione del progetto “Passo Predaia” della famiglia Rizzardi. Previsti anche 2 laghetti
PREDAIA. Una fattoria bio quasi interamente interrata nel verde; miglioramento ambientale di un’area di 22.000 metri quadri con osservatori di flora e fauna e due laghetti per l’abbeveraggio di animali domestici e selvatici recuperando vecchie sorgenti; ricostruzione del villaggio paleolitico sul sito dei ritrovamenti archeologici del Museo trentino di scienze naturali; nuova piastra di servizio per la stazione sciistica; ostello per la gioventù per ospitare scolaresche e giovani di passaggio e sei chalet di legno per ospitalità turistica. Il tutto inserito nell’ambiente con impatto ridotto al minimo come prevede il progetto che ha ottenuto il via libera esecutivo, in deroga all’attuale Prg, del consiglio comunale (unanimità) di Predaia, l’ok delle giunta provinciale e quindi l’approvazione della Tutela del paesaggio di Cles.
A portare avanti l’iniziativa (a giorni l’avvio degli scavi) è la famiglia Rizzardi di Coredo che quattro anni fa aveva acquistato dalla Società Altipiani Val di Non spa (di proprietà dei Comuni nonesi) il Solarium Predaia e un’area di circa 10 ettari. Si tratta dunque di un’iniziativa privata che - e se non è un record poco ci manca – in poco più di sette mesi dalla presentazione dello studio di massima è risuscita a portare in porto la progettazione definitiva con tutta la serie di autorizzazioni imposte dall’attuale normativa in tema di urbanistica con finanziamento in parte sul Fondo di sviluppo rurale e della Commissione Europea.
«Questo grazie all’originalità della proposta che si armonizza con le finalità di conservazione e valorizzazione del territorio montano per renderlo vivibile anche in una dimensione economica, e grazie alla condivisione che il progetto ha trovato tra gli amministratori locali e provinciali coinvolgendo, oltre al Comune di Predaia, quattro Asuc che hanno concesso parte del terreno necessario» - spiega Lino Rizzardi.
L’idea di fondo del progetto denominato “Passo Predaia” è creare un’offerta turistica sostenibile nell’area in grado di rispondere ai bisogni dei turisti e al contempo a quelle dei residenti e di chi abita e vive la montagna. Il tutto con un progetto di sviluppo “che punta ad una gestione integrata di tutte le risorse disponibili che permetta di soddisfare i bisogni economici, estetici e sociali, contemporaneamente preservi l’integrità culturale, gli ecosistemi, la biodiversità e le condizioni di base per la sopravvivenza nel contesto della Predaia». Interessata dal progetto è una superficie di circa 22 ettari, dei quali 10 di proprietà della famiglia Rizzardi e 12 messi a disposizione del progetto per un periodo concordato dalle Asuc di Coredo, Tres, Vion e Segno. «Area di montagna che verrà sistemata senza deturparla, perché la Predai è e resta di tutti, un valore aggiunto per la zona e per la valle e dunque per le varie attività ricettive e non che la circondano» - precisa Rizzardi, che sta soppesando anche idee rivolte soprattutto a coinvolgere i giovani nella conoscenza delle antiche attività di montagna e del paesaggio tradizionale. «Infatti occorre investire su chi oggi è sotto il metro di altezza, tra dieci anni saranno loro ad amministrare la valle e se non li coinvolgiamo da piccoli appena possibile se ne scapperanno via» - continua a ripetere Rizzardi ai vari interlocutori che transitano nel suo locale da cui si gode una panoramica mozzafiato sulle Dolomiti di Brenta. Il progetto è dell’architetto Davide Endrizzi di Cavareno; il percorso naturalistico è curato dal dottor Carmelo Anderle di Pergine Valsugana con il biologo dottor Pedroni.