Di Donato e Bassoli “colonne” del Circolo Pd della Val di Non
REVÒ. Il Circolo Pd della Val di Non ha incontrato i tesserati di lunga data Bonifacio Di Donato e Domenico Bassoli, che hanno commosso con i loro racconti di vite vissute intensamente e molto...
REVÒ. Il Circolo Pd della Val di Non ha incontrato i tesserati di lunga data Bonifacio Di Donato e Domenico Bassoli, che hanno commosso con i loro racconti di vite vissute intensamente e molto provate dalla guerra e da una lotta per risalire la china della povertà. Elisa Filippi, rappresentante trentina del partito all’assemblea nazionale del Pd, ha ascoltato con attenzione e ha detto: «Una bella emozione trascorrere il pomeriggio in Val di Non con Bonifacio, partigiano, emigrato in Svizzera. Non finiresti mai di ascoltarlo mentre ti racconta la sua vita e i sacrifici e le gioie vissute insieme ai molti nostri connazionali emigrati. Un esempio di passione e dignità da tenere a mente nell’impegno quotidiano. Il partito è innanzitutto una comunità e questa è una grande occasione che ci permette di curare le relazioni umane».
Di Donato nato nel 1926 a Popoli, provincia di Pescara, il 2 giugno 1991 è stato nominato “Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana”, su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Cresciuto a Trieste, è legato alla Val di Non avendo sposato Emelina Salazer di Revò. Ha fatto parte dei partigiani e dopo la guerra è emigrato in Svizzera, per sfuggire alla fame e alla miseria e tentare la fortuna, come molti italiani. Fece parte della “Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera”; la prima Colonia Libera Italiana nacque a Ginevra nel 1925 su iniziativa di antifascisti fuggiti dall’Italia. L’aggettivo “libera” stava a significare l’opposizione dell’associazione al regime di Mussolini che voleva fascistizzare le organizzazioni degli emigrati italiani all’estero, imponendo la nomina di dirigenti non democraticamente eletti dai soci, ma scelti personalmente dalle autorità di regime.
Domenico Bassoli, modenese di nascita, si è poi trasferito in val di Non per lavoro. Racconta: «Ho imparato a fare il casaro in provincia di Modena, ho iniziato a lavorare a 14 anni e facevo 14 ore di lavoro al giorno. Poi mi sono trasferito a Cloz nel 1961, dove ho condotto il caseificio fino al 1973. In seguito, a Revò ho diretto il caseificio fino al 1990, quando sono andato in pensione. Un lavoro duro, senza giorni di riposo, sempre in mezzo all’acqua». È stato uno dei casari arrivati dalla provincia di Modena che hanno fatto grande il marchio del Trentingrana e che hanno segnato l’epoca d’oro dei prodotti caseari nonesi. Fabrizio Paternoster ha concluso: «Sono le due colonne del nostro Circolo, attenti osservatori della politica italiana, un esempio per i giovani e per gli adulti, per la loro fiducia nella loro fede politica e nel Circolo».