Così il letame diventa una risorsa 

Nuove tecniche al centro di trattamento di Castelfondo, che lo trasforma in fertilizzante naturale


di Giacomo Eccher


CASTELFONDO. “Maturazione” controllata dello stallatico per trasformare in risorsa spendibile e utile in agricoltura un rifiuto, il letame, che rappresenta un serio problema di smaltimento per le aziende zootecniche. Di questo si è parlato nella conferenza che si è tenuta l’altra sera a Castelfondo, casa sociale, organizzata dal Comune con ospiti alcuni allevatori arrivati appositamente dalla valle di Ledro. Relatori dell’incontro l’esperto Andrea Cristoforetti, tecnico della Fondazione Mach di San Michele all’Adige, ed esponenti dell’Agenzia provinciale protezione ambiente (Appa) del Trentino. In sala anche il presidente dell’Unione Allevatori valle di Non, Vittorino Covi, e Paolo Ianes, che presiede il locale Caseificio sociale. Castelfondo - ed è questa la ragione della conferenza che si è chiusa con la visita all’impianto - dalla fine degli anni Novanta ospita un centro per il trattamento del letame, impianto per la verità mai entrato completamente in funzione per vari motivazioni sia di carattere normativo sia per costi di gestione in rapporto all’utilità e non ultimo per la tipologia di prodotto che non trovava sbocchi adeguati di mercato.

«Da tre anni, il centro ha ripreso a funzionare con una nuova metodologia di lavoro che ci permette di risolvere un terzo del letame prodotto dal circa 600 Uba (sigla per Unità Bovina Adulta) degli allevamenti attivi in paese, con costi di gestione accettabili e soprattutto con un prodotto che può essere smaltito in campagna come fertilizzante naturale ed in pieno rispetto ambientale», ha spiegato il sindaco Oscar Piazzi durante la visita all’impianto. Una tecnica - come ha evidenziato il tecnico Andrea Cristoforetti - che non richiede investimenti ed impiantistiche particolari e che pertanto può essere replicata facilmente anche in altri territori dove il carico di bestiame rappresenta un problema per l’ambiente. Tutto dipende infatti dal rimescolamento periodico del letame accumulato al coperto (anche con un semplice telo) in modo da accelerarne la maturazione e quindi la possibilità di utilizzo come fertilizzante naturale. Attualmente la gestione dell’impianto, in forma cooperativa, è in carico all’allevatore Paolo Paternoster che si è aggiudicato l’appalto bandito a suo tempo dall’amministrazione comunale.

L’impianto di compostaggio per il trattamento biologico delle deiezioni zootecniche è stato realizzato dal Comune di Castelfondo con finanziamenti provinciali e in collaborazione con la Federazione delle cooperative. Rimasto a lungo inattivo, da tre anni fa è stato rimesso in funzione dal Comune in collaborazione con la Comunità della Val di Non, l'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente e l'Istituto agrario di San Michele all'Adige - Centro trasferimento tecnologico. Allo scopo erano state svolte una serie di valutazioni sulla fattibilità tecnica ed economica dell'impianto con un doppio scopo: recupero e valorizzazione dell’infrastruttura non più in uso e quindi recupero delle deiezioni animali quali risorse naturali. In quest’ottica l'impianto era stato oggetto di manutenzione straordinaria per avviare l’attività di maturazione controllata del letame con successiva cessione a terzi del letame maturo.

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