Con il Gruppo teatrale dell’Ecomuseo rivive l’epopea dei “paroloti”
Cogolo. Salvatosi dalle acque dell’Adige, il “parolot” Pietro Casarotti decise di farsi frate, e che frate! Padre Adriano non era certo un cappuccino qualunque se si spinse fino in piena Turchia...
Cogolo. Salvatosi dalle acque dell’Adige, il “parolot” Pietro Casarotti decise di farsi frate, e che frate! Padre Adriano non era certo un cappuccino qualunque se si spinse fino in piena Turchia nella città di Dijarbakir, antica Amida dei Romani e oggi nell’occhio del ciclone per le repressioni della minoranza curda. Pericolosa dunque oggi come ai tempi del frate che si era dato anima e corpo per salvare gruppi di Armeni durante le persecuzioni turche di fine Ottocento che precedono l’olocausto del 1915. Dell’esperienza missionaria di Adriano Casarotti, ma anche delle vicissitudini, umiliazioni, furberie, ripicche e vendette, delle fortune e sfortune insomma, che hanno fatto la storia dei tanti paroloti e migranti della Val di Peio, dà conto lo spettacolo “Col magon”, proposto dal Gruppo teatrale dell’Ecomuseo per la regia di Guido Laino e Marta Marchi con il contributo della Fondazione Caritro e del Comune di Peio. Pubblico numeroso ed entusiasta, qualche giorno fa, sul Splaz di Via de la Cort per questa rappresentazione. Con un bellissimo maso ancora intatto a fare da sfondo, il gruppo ha raccontato le durissime condizioni di vita cui erano sottoposti i paroloti che si spostavano stagionalmente in pianura Padana, spesso nel Rovigotto, terra dove si stabilì tra le altre la famiglia di Giacomo Matteotti; la durezza di una vita sempre esposta al rischio di essere respinti con violenza cominciò a indurre i migranti a trasformare il loro peregrinare in migrazione stabile, con la ricerca di attività alternative meno faticose e precarie, sostituendo i luoghi della pianura con luoghi lontani come la Francia e l’America, scelta cui si assoggettò Rosalìa, una delle protagoniste del racconto, che prima raggiunse l’America e poi, rimasta vedova all’improvviso, si portò in Francia a Marsiglia dove si sposò con un emigrato della Valletta. E.P.